lunedì 22 dicembre 2008

Auguri!

Ci rivediamo il 4 gennaio. Buon Natale a tutti.

mercoledì 17 dicembre 2008

Alice in Wondelland.



Quando si pensa a giocattoli made in China di solito vengono in mente Barbie al plutonio e paccottiglia in serie. Questo invece è un piccolo negozio dove fino a un anno fa il proprietario ottantenne fabbricava e vendeva giochi realizzati da lui in cartapesta, legno, gesso e stoffa. La figlia continua oggi l'attività, con lo stesso spirito e gli stessi teneri, poveri, umilissimi oggetti. Né batterie, né plastica qui. Ma bamboline, animaletti, "sempreimpiedi" e stranissime composizioni simili ai nostri presepi, ma fatte con i grilli. 
Oltrepassare la soglia è come ritrovarsi in un film di Miyazaki, popolato da strane creature zoomorfe, scarpine a forma di draghi, scimmiette saltimbanco. Un immaginario fiabesco molto diverso da quello occidentale, eppure vicino in modo impressionante a Lewis Carroll. "Curious and curiouser!" direbbe Alice.

martedì 16 dicembre 2008

lo zen e l'arte della sopravvivenza in taxi.

I tassisti a Pechino sono numerosi, abbastanza onesti e davvero economici. Prima che Uòlter si precipiti ad assumerli, devo precisare che i due terzi non hanno la più pallida idea di come si guidi un taxi, mentre l'ultimo terzo non sa neanche come si guida in generale. Alla fatidica domanda "Qu nar?", di solito si mostra un biglietto con l'indirizzo in cinese e a volte una piantina (i più coraggiosi, o incoscienti, provano a dirlo, l'indirizzo, e lì scatta l'incubo tonale). Bene, nove volte su dieci, anche di fronte al luogo più ovvio, parte il siparietto dell'autista indignato che non ha mai sentito nulla del genere, e in ogni caso non sa come arrivarci. A quel punto, sempre rigorosamente in cinese, il tassista fa capire che lui declina ogni responsabilità e o lo guidi tu o comunque vada non è colpa sua, ma tua. Quando poi balbetti, nel caso non se ne fosse accorto, che tu: a) non sei cinese. b) non sai il cinese. c) se sapessi dov'è probabilmente il taxi lo guideresti tu, il tipo si chiude in un silenzio irato e alza a palla il ninodangelo locale.
Il guaio peggiore vi capita nel decimo caso: il tassista vi guarda, annuisce, parte sparato. Voi vi rilassate perché finalmente ce n'è uno che capisce e improvvisamente siete di fronte a un cantiere chiuso a dieci anni luce da dove dovevate andare. 
A me è capitato il quasi-peggio: tassista analfabeta. Il peggio del peggio è il tassista cieco, c'è uno tanto fortunato da essere ancora qui a raccontarlo.

mercoledì 10 dicembre 2008

Non c'è più la censura di una volta, signora mia!

Arriva un busta con scritto "urgentissimo". Documenti riservati, cartelle esattoriali, memoriali segreti di dissidenti nascosti? No: l'imprescindibile rivista "Pariolipocket". Giuro. Sommario: "Scripta manent" di Gianni Alemanno. "Con-vivere" di Daniela Santanché. "Altro che lodo Alfano", primo piano sull'omonima "letterina". Tutto così. E lo speciale Parioliparty, non avete idea. Poi se la prendono coi poveri anni '80. Comincio a pensare che le famigerate Guardie Rosse avessero un loro perché. "Shang shanxia xiang, jieshou ping xia zhong nong zaijiaoyu": andare in campagna e tra i monti per essere rieducati dai contadini poveri e medio-poveri. 

martedì 9 dicembre 2008

Elementare, Watson.

L'altra cosa che qui è molto bizzarra è la ripartizione geopolitica degli expats. Lo vedi dalle scuole: se ce n'è una vuol dire che la comunità di riferimento è numerosa, o politicamente di peso. Australiani, e vabbé, son vicini ("solo" 12 ore, non gli parrà vero). Lycée Français de Pékin, e anche qua, conoscendo la riluttanza dei cugini d'oltralpe a parlare qualunque altra lingua a parte la loro, ci si arriva. Ma la Swedish School of Beijing? La Deutsche Botschaftsschule Peking? E soprattutto la Pakistan Embassy School? Cacchio ci fanno tutti 'sti pakistani a Pechino, la bomba atomica? (fuochino, fuochino...)

Naming.

Qui il pane fresco è incredibilmente anche abbastanza buono (probabilmente dobbiamo ringraziare le comunità tedesca e francese). Devo solo scoprire perché si chiama Wikipedia. Misteri orientali.

domenica 7 dicembre 2008

And the winner is...

Carrie: festa del Foreign Correspondents' Club of China. Il dress code qui obbedisce alle strette regole del: come-te-pare-se-credi-anche-da-Santa (Claus, non Caterina da Siena). Quindi Bree mette il broncio e dichiara che lei resta a casa (evvai), e io mi trovo di nuovo con il bicchiere in mano a tentare di darmi un contegno in mezzo a cento sconosciuti totali. In realtà non è difficile visto che bevono tutti come spugne. La fauna sembra dividersi fra giovani di belle speranze e vecchi leoni che ne hanno viste di ogni. C'è il solito mix geografico che va dal Nicaragua alla Finlandia. Da mangiare non c'è praticamente niente, e insomma, l'atmosfera è piuttosto goliardico-alcolica, sembra un bel gruppo di simpatici stracazzoni alcolizzati. Sto già pensando a quanto sono fortunata ad essere qui, quando Il Mito (Jonathan Watts, del Guardian), presidente dell'associazione, annuncia il video che il FCCC gira sui fatti salienti dell'anno appena trascorso. Un po' come alla cerimonia degli Oscar, insomma. Tutti i soci, a turno, danno un contributo per girarlo e montarlo, magari con materiale censurato o che non ha mai visto la luce sui rispettivi canali tv di riferimento. E partono delle immagini che io non avrei mai pensato di vedere a una festa. Il terremoto di Chengdu: soccorritori disperati, il cadavere di una bambina che sembra dormire col braccino ripiegato, due mani in mezzo alle macerie che reggono la foto di una ragazzina sorridente che non sorriderà mai più, una classe distrutta, i banchi allineati, né muri né tetto. E poi la rivolta in Tibt, il sangue, le cariche. Non riesco a non piangere, e non riesco a fermarmi neanche quando gli spezzoni diventano divertenti e surreali, tipo, reporter e cameraman fermati in malo modo da poliziotti. Lei gli urla contro "Questo è uno spazio pubblico, capisce? PUBBLICO" "Beh - le risponde in inglese il poliziotto - pubblico per lei vuol dire che chiunque può venire e fare quello che vuole? Pubblico vuol dire che uno può arrivare qui e fare sesso con lei?"O un fantastico reportage con il giornalista impantanato fino alle ginocchia in una distesa di alghe melmose. Peccato che è dove dovrebbero svolgersi le gare olimpiche di vela. Gran finale con varie gaffes olimpiche, in primis la piccina fotogenica che canta in playback. Applausi e brindisi commossi. Parte la band cubana, si balla, si scherza. Mi ricompongo in qualche modo. Non so, è chiaro che tutti i presenti qui sono uniti da questo. Tutti tranne me, as usual. Già mi sento il "te l'avevo detto" di Bree.

mercoledì 3 dicembre 2008

Coincidenze.

Ma perché Grillo compra casa in Svizzera e per giustificarsi sostiene che lo fa per il suo blog, a fantomatico rischio chiusura? 'A bello, stai in Liguria, mica in Cina.
E di tutti i paesi liberi d'Europa, né Francia, né Inghilterra, guarda caso proprio in Svizzera. Bizarre.

Che, ve serve 'n copy?

Dilemmi natalizi.

Gran ballo di gala con dress code in lungo? O festa del Foreign Correspondents' Club con dress code inesistente? Nobile e paludata occasione per mettere il capetto con strascico che da anni langue nell'armadio o banda cubana che suona e canta "I wish you a commie xmas"? Italia nostra o resto del mondo? Bree o Carrie? 
Signora mia, son problemi veri questi, altro che Lehman Brothers. Il 7 vi dico chi ha vinto.

lunedì 1 dicembre 2008

Yi fu=Clothes.

kù zi = pants
wà zi = socks 
mao yi= sweater
chèn shan=shirt/blouse
qùn zi= skirt. Also dress.
A questo punto, entrambe le mie entità demoniache insorgono all'unisono: Bree per amor di precisione, la rediviva Carrie Bradshaw per amor di moda. Come, skirt and also dress! Già passiamo sopra alle minigonne, alle gonne gipsy, a trapezio, a godet, a kilt, a palloncino, a tubo o a portafoglio. Stendiamo anche un velo sulla categoria wà zi, che comprende dal calzettone da basket in spugna all'autoreggente ipervelata. Ma skirt-and-also-dress è troppo! Possibile che non esista un termine un po' più preciso per questi due universi paralleli della moda? Possibile, anzi, ringrazia dio che non ti deporto per sei anni in un campo di rieducazione con una bella tuta maoista in tela verde fango, sembra dire a domanda l'amabile maestra. 
Insomma, io gli ideogrammi non li leggo, ma a questo punto mi noleggio un sinologo solo per il gusto di farmi tradurre una copia di Vogue China. Immagino che gli articoli siano tipo: "Quest'anno Dior ha proposto, beh, insomma, delle gonne. O erano vestiti?" Fantastico, probabilmente l'editor in chief è un camionista di Kunming, e il foreign correspondent è Joe SixPack from Wasilla. 
E "capetti"? Come si dirà "capetti"?