domenica 31 gennaio 2010

La libertà costa.

Anche la censura crea un mercato: gli utenti internet in Cina sono ormai 384 milioni, in crescita. A parte gli attivisti dei diritti umani e gli expats, anche i "normali" navigatori cinesi hanno tutti voglia di accedere a Facebook, YouTube, Twitter e altri social networks. Grazie alla censura su web, diverse compagnie che vendono proxy o VPN come AnchorFree, Open Terrace o Witopia hanno raddoppiato in un anno le vendite (il pacchetto Witopia costa 60 dollari l'anno).
La tendenza è mondiale: fra i 60 paesi che restringono l'accesso a internet (nel 2008 erano solo 37) troviamo, oltre alla Cina, l'Iran, gli Emirati Arabi Uniti, la Georgia e persino l'Australia. La recente controversia con Google, e la potenziale perdita di gmail in Cina, non farà che fare aumentare la domanda per sistemi "sicuri" di accesso.
(fonte: International Herald Tribune)

mercoledì 27 gennaio 2010

Bài se de zhou mo (white weekend).

In questa vita surreale in cui galleggio non poteva mancare l'abominevole Weekend sulle nevi. Ovvero, gita di gruppo (con pullman e panini) per andare a sciare. Naturalmente lo sci in Cina non esiste, ma ciò che non c'è si crea o si copia, dov'è il problema?
Nell'Hebei, regione che circonda Pechino a nord e arriva all'Inner Mongolia, è stato quindi creato due anni fa l'avveniristico comprensorio "Dolomiti". Il nome è italiano perché progettato chiavi in mano da due aziende altoatesine leader nel settore, anche se in realtà la sua traslitterazione in cinese è: Duò lé mài di, cioè "posto bello e molto allegro".
Dopo un allucinante viaggio che doveva essere di tre ore e mezza ed è diventato di sei (ebbene sì, scappare via da Pechino il venerdì sera è come farlo a Milano moltiplicato per venti), arrivo all'una di notte nel lussuoso hotel "Snow island" nel bel mezzo del nulla. Lussuoso perché in camera ci sono due tv (!), e c'è l'acqua quasi tiepida e persino una stufetta elettrica, che vi credete. La promessa connessione wireless è ovviamente una bufala, così come la speranza di un bagno caldo.
Il mattino dopo veniamo tirati giù all'alba per scoprire con raccapriccio che la colazione a buffet non contempla alcunché di mangiabile per palati occidentali. Chi scrive si è sempre vantata di mangiare cose immonde a colazione, fossero aringhe e cipolle o egg&bacon anglosassoni, ma qui la scelta è fra una specie di insalata di nervetti e altri pezzi di maiale, cipollotti, aglio e coriandolo, "congee" con pezzettini di pesce secco e altre golosità del genere.
Caffè? Mèi you. Latte? Mèi you. Pane? Mèi you. Vabbé, in fondo siam qui per lo sport, dunque si arriva sulle piste a pancia vuota. E le piste sono un sogno: non tanto lunghe, è vero, con neve sparata e nemmeno particolarmente difficili. Ma praticamente vuote. Nessuna coda alle seggiovie, nessuno che ti taglia la strada, nessuno snowboarder killer sul tuo cammino. Scendo velocissima in un bianco mare silenzioso, il vento che mi taglia la faccia, un piccolo bosco di betulle ai lati, il suono delle lamine sulla neve. Non penso a niente. Sono felice.

mercoledì 20 gennaio 2010

Andiam, andiam, andiamo a traslocar...

Attenzione: questo post contiene espressioni politicamente scorrette.

C'era una volta un trasloco... -Un trasloco! - direte voi bimbi spaventati- una delle tre cause di stress peggiori al mondo dopo un lutto e insieme ad un divorzio!
Peggio ancora, carini, (voce cavernosa) qui si parla di trasloco cinese, of course!

L'idea è che vi arrivi in casa il maggior numero possibile di omini (nel mio caso 7), che tutti in tondo comincino a girare su se stessi e terminino il giro guardandovi inerti. Voi guardate loro, poi il pacco di cartoni a terra, poi ancora loro, chiedendovi se dovete pronunciare qualche formula magica tipo ready, steady, go! Passano così lunghi minuti silenziosi che nemmeno in un western di Sergio Leone. Naturalmente nessuno dei sette nani parla inglese, chevvelodicoaffà. Alla fine telefonate all'agente immobiliare che vi ha mandato il plotone, e magicamente il gruppo si mette in moto.

Ora uno penserà "con sette traslocatori è una favola, finirà tutto in un'oretta". No.
Il concetto è molto simile alle peggiori barzellette su carabinieri, avvocati ecc, quelle tipo: "Quanti gay ci vogliono per svitare una lampadina? Nove, uno per farlo e gli altri per gridare favoloso!"
Ecco, qui è uguale. Quanti traslocatori servono per aprire un cartone e riempirlo? Tutti: uno apre il cartone, un altro gli porge le forbici e il resto della truppa tutto intorno a guardare l'operazione. Purtroppo il mio cinese non è sufficiente per articolare che:

a- Non è un trapianto a cuore aperto, e persino il compianto dott. Barnard si sarebbe accontentato di meno gente intorno.
b- Ci sono altre tre stanze più cucina da svuotare, imballare e inscatolare.
c- Con questo ritmo si finirà per l'Anno del Dragone.

Quindi cerco di staccare almeno brontolo e pisolo per trascinarli di là, ma ogni tentativo è vano: appena lontani dai fratellini, i traslocatori si bloccano come se gli avessero tolto le pile dal torace. Proprio non ce la fanno.

Piano B: ovvero Biancaneve a imballare in una stanza e i sette nani nell'altra. Ma nemmeno questo è possibile, "imballaggio" in cinese dev'essere come "restauro": termine sconosciuto. Si piglia la roba e la si sbatte nello scatolone, no?
NO. Maledizione, dovevo capirlo dal fatto che mi ero preoccupata io di trovare la carta a bolli...
Insomma, dopo sole dieci ore il trasloco è compiuto... da Tower 3 a Tower 2, che vi credete. Pensate a dover andare in un altro castello, attraversando la nera foresta di auto di Pechino... brrr, altro che fratelli Grimm!

martedì 12 gennaio 2010

The longer, the better.

Cosa cercano i cinesi in un'auto di lusso? Design di Pininfarina? Interni in radica? Motore potente? Sedili in pelle umana? No, semplicemente che sia più luuuunga. La guerra dei marchi europei di fascia alta in Cina si combatte così, cm su cm.
In un mercato di enorme potenzialità, dove l'anno scorso, alla faccia della crisi registrata in tutto il settore, la domanda incrementò del 20%, vince chi tiene conto delle esigenze locali.
Cominciò Audi, nel 2000, con una A6L opportunamente allungata di 10 cm rispetto al modello standard. Le vendite furono incredibili, dalle 25.368 unità del 2005 al più che raddoppio di 57.350 nel 2006. Nel 2008, la A6L fu la prima auto di lusso a superare la barriera delle 200.000 vendite, e il marchio detiene tuttora il 40% del mercato.
Per i cinesi un'auto costosa deve comunicare prestigio, ufficialità, imponenza. La maggior parte di esse è guidata da autisti, quindi il primo requisito è che sia comoda e abbia tanto spazio dietro, dove siederà il proprietario.
Nel 2006 arrivò la versione extended della BMW Serie 5, 14 cm in più dell'originale e 50%in più di vendite nel corso dell'anno. Poteva Volvo starsene a guardare? Certo che no, et voilà la nuova S80, 14 cm più lunga della versione europea.
I maliziosi potrebbero azzardare le solite equazioni compensative, ma certamente la realtà cinese è per ora molto, molto lontana dal concetto di auto sportiva, e non parliamo delle Smalt...