In Cina esiste un prezzo per i cinesi e uno per i laowai. A volte c'è persino un terzo prezzo per i giapponesi, ancora più caro. Se la cosa vale per i biglietti aerei, figuratevi al mercato. La negoziazione è un'arte sottile, bisogna sorridere sempre e alternare impuntature ad aperture diplomatiche. Soprattutto, non bisogna far perdere la faccia al negoziante, qui è molto importante. Duoshao qing? Chiedo quando finalmente ho trovato il paio di scarpe, o la sciarpa, o qualunque cosa cerco. Di solito viene sparato un prezzo allucinante. Ta guei la! replico indignata facendo le facce da maschera tragica di chi ha appena assistito a un omicidio. Il tizio si mostra molto poco toccato. Wo zhai Beijing, aggiungo. Il sapere che vivo qui e le due parole in cinese cominciano a far scendere un po' il prezzo. Altra frase ad effetto è Wo bushì meiguoren, non sono mica americana. Da qui parte l'escalation. Senza più alcun briciolo di dignità, sono pronta a tirar fuori amene storielle su bambini senza cibo per via delle scarpe nuove o mariti violenti che mi uccideranno tagliandomi la gola dopo aver scoperto che pago prezzi così alti e non so fare la spesa, roba che neanche i taliban. Dopo una contrattazione sfinente a base di This is my last price, You are joking! Wo bù yao, mei guanxi (non lo voglio più, non importa), finte uscite di scena e rientri degni di Wanda Osiris, finalmente raggiungo un prezzo accettabile. Nel frattempo sono passati 25 minuti, ho i nervi a pezzi e devo comprare altre 12 cose. Arrivo a casa distrutta e la sera, alla fatidica domanda "Che hai fatto oggi?" dovrei rispondere "Ho combattuto la terza guerra mondiale per portare il prezzo di una stoffa da 4,80 a 4,65 €". A quel punto io stessa mi guardo da fuori e mi sembro pazza, quindi "No, niente" è la risposta standard migliore. Come rimpiango quei bei prezzi carissimi nostrani, con tanto di commessa altezzosa che sibila "No, noi non facciamo sconti"!
lunedì 16 marzo 2009
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9 commenti:
e' fantastico! soprattutto la fatiica domanda el coniuge che si ripropone anche a suzhou! e' da anni che sono in cina e anche io ancora non reggo la contrattazione folle....
Quindi è un mito il fatto che contrattare dia soddisfazione!!
L' avevo sempre sospettato!
Sapessi in India, quando finivo il cibo, guardavo mio marito con aria sconsolata e gli dicevo: dobbiamo andare a fare la spesa... come se fosse una condanna. Perché per comperare due broccoli e un chilo di pomodori al mercato ti tirano scemo... non per le contrattazioni, ma perché ti aggrediscono per convivncerti a comperare tutto il negozio. E perché non comprea anche questo e quest'altro e quest'altro: non è una spesa, è una guerra!
solo mio cognato si diverte a contrattare (era famoso al bazar di Istanbul, si accomodava sui tappeti e si lasciava offrire litri di the). Io ne sono assolutamente incapace (malgrado mi ci provi)
speriamo che impari, così possiamo tornare in quel meraviglioso negozio di mobili di quel noto architetto a fare un po' di affari!!!
ma ti trovo avantissimo col cinese, cribbio! Ti toccherà darmi lezioni al rientro, sapevilo!
@topino del dentino: giammai, il ricordo mi riempie ancora di rossore.
@Ubu: non sfottere, ti ricordo che sono l'ultima della mia classe!
eheh pero' capisco dall'ultima cosa che hai scritto che anche a te, come a me capita quando si torna in Italia di continuare ad avere l'abitudine di contrattare tutto... anche nei negozi con i prezzi esposti e le commesse altezzose!!
..e hai dimenticato la terribile congiuntura di uscire con qualcuno che, invece, adora contrattare e al pensiero di lascire 10RMB ti sbranerebbe
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