domenica 7 dicembre 2008

And the winner is...

Carrie: festa del Foreign Correspondents' Club of China. Il dress code qui obbedisce alle strette regole del: come-te-pare-se-credi-anche-da-Santa (Claus, non Caterina da Siena). Quindi Bree mette il broncio e dichiara che lei resta a casa (evvai), e io mi trovo di nuovo con il bicchiere in mano a tentare di darmi un contegno in mezzo a cento sconosciuti totali. In realtà non è difficile visto che bevono tutti come spugne. La fauna sembra dividersi fra giovani di belle speranze e vecchi leoni che ne hanno viste di ogni. C'è il solito mix geografico che va dal Nicaragua alla Finlandia. Da mangiare non c'è praticamente niente, e insomma, l'atmosfera è piuttosto goliardico-alcolica, sembra un bel gruppo di simpatici stracazzoni alcolizzati. Sto già pensando a quanto sono fortunata ad essere qui, quando Il Mito (Jonathan Watts, del Guardian), presidente dell'associazione, annuncia il video che il FCCC gira sui fatti salienti dell'anno appena trascorso. Un po' come alla cerimonia degli Oscar, insomma. Tutti i soci, a turno, danno un contributo per girarlo e montarlo, magari con materiale censurato o che non ha mai visto la luce sui rispettivi canali tv di riferimento. E partono delle immagini che io non avrei mai pensato di vedere a una festa. Il terremoto di Chengdu: soccorritori disperati, il cadavere di una bambina che sembra dormire col braccino ripiegato, due mani in mezzo alle macerie che reggono la foto di una ragazzina sorridente che non sorriderà mai più, una classe distrutta, i banchi allineati, né muri né tetto. E poi la rivolta in Tibt, il sangue, le cariche. Non riesco a non piangere, e non riesco a fermarmi neanche quando gli spezzoni diventano divertenti e surreali, tipo, reporter e cameraman fermati in malo modo da poliziotti. Lei gli urla contro "Questo è uno spazio pubblico, capisce? PUBBLICO" "Beh - le risponde in inglese il poliziotto - pubblico per lei vuol dire che chiunque può venire e fare quello che vuole? Pubblico vuol dire che uno può arrivare qui e fare sesso con lei?"O un fantastico reportage con il giornalista impantanato fino alle ginocchia in una distesa di alghe melmose. Peccato che è dove dovrebbero svolgersi le gare olimpiche di vela. Gran finale con varie gaffes olimpiche, in primis la piccina fotogenica che canta in playback. Applausi e brindisi commossi. Parte la band cubana, si balla, si scherza. Mi ricompongo in qualche modo. Non so, è chiaro che tutti i presenti qui sono uniti da questo. Tutti tranne me, as usual. Già mi sento il "te l'avevo detto" di Bree.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Devi avere un po'di pazienza, sei appena arrivata, tra pochi mesi ti sentirai a tuo agio. Scusa se mi permetto di dirti queste cose, ma vedi, le comunità expats, sono diverse da quelle stabili. Per tutti noi è normale un ricambio frequentissimo di gente, quindi acquisiamo facilmente nuovi venuti... devi solo imparare i ritmi, fare amicizia con tre, quattro persone e poi tutto si sistema... Lo so, all'inizio è durissima, ti senti sola, depressa, out. Ma poi passa. Solo che, in un certo senso, non finisce mai. I tuoi amici partono, i nuovi arrivano... e al mercato delle novità devi scegliere i nuovi amici.
E' come morire e rinascere di continuo. Serve un cuore forte e tanto spirito di adattamento!
Baci e auguri dal cuore
Niki

Anonimo ha detto...

Mav. ti ho linkata

Mav ha detto...

grazie niki, quello che dici è verissimo, il tutto è molto fluido e obbedisce a regole molto diverse da quelle di "casa". Molto formativo, comunque.