sabato 23 ottobre 2010

Sette giorni in Tibet 2


Lhasa vecchia è una cittadina pittoresca e a suo modo assai fascinosa. L'albergo da cui in precedenza sono scappate l'ambasciatrice e tutte le altre signore che hanno ottenuto asilo politico allo Sheraton, a me sembra invece pulito e carinissimo.

Pomposamente definito "boutique hotel" dalla lonely planet, ha una deliziosa terrazza che dà sui tetti di Lhasa, il problema è che per salire il modesto numero di scalini praticamente finisci in ER con un defibrillatore: mi rendo conto che mi viene il fiatone non appena faccio un minimo sforzo fisico e no, non sono completamente atrofizzata, come state odiosamente pensando.
L'unica è sdraiarsi nella sprecatissima 'suite tantrica' che mi hanno stupidamente assegnato e riposare bevendo quantità industriali di acqua. L'acqua porta ossigeno, e io ho bisogno di mol to os si ge no ga sp !
Due ore dopo mi sono così rimessa da riuscire a parlare al cellulare senza farmi venire la tachicardìa, son risultati. Decido di festeggiare facendo un giretto in centro e cercando un posto per cenare il che, come vedete dalle foto sotto, può risultare non semplice.


Sette giorni in Tibet.

Io non lo so bene perché l'ho fatto. Probabilmente una parte di me voleva uccidere l'altra, ammesso che Bree si faccia far fuori così facilmente. O magari il gusto di scandalizzare tutto il circolo delle signore, o magari che da troppo tempo non mi sfidavo a fare qualcosa di cui avevo un po' paura. Insomma, ho preso e me ne sono andata in Tibet. Dasolaaaaa? Non allo Sheratooon? Fino al campo base dell'Evereeest? Yes, ladies!

Invece dei bradpitteschi sette anni dispongo solo di sette giorni, più due di viaggio, me li farò bastare. Niente supertreno pressurizzato, quindi, ma un banale Beijing-Lhasa con scalo a Chongqing, amena cittadina sichuanese da trentasette dicansi trentasette milioni di abitanti. E' un viaggio per uomini veri questo, quindi riesco nella storica impresa di far stare tutto nel bagaglio a mano, porto barrette energetiche e scatole di tonno e soprattutto, lascio a casa le scarpe da tango, sigh!
La prima avventura del viaggio consiste nel lunch offerto da South China Airlines: un pasto gustoso e bilanciato a base di:
-yoghurt di yak (io già odio quello normale)
-rigaglie di pollo fredde
-verdure in salamoia piccanti del Sichuan
-poltiglia di carote e piselli lessi
-spugnetta da cucina (che guardando meglio dev'essere il dolce)
Cerco di pensare positivo, in fondo tutti mi han detto che in Tibet si mangia da schifo e se questo è il primo assaggio direi che hanno ragione. In fondo c'è gente che paga stupidamente migliaia di euro per andare a digiunare da Messegué quando potrebbe venire qui e avere lo stesso risultato vedendosi anche un bel posto. Cullandomi nell'immagine di me medesima -5 kg che avrò al ritorno mi addormento affamata e beata, condizione ideale per avere visioni mistiche, che in Tibet hanno il loro perché.

-continua-