domenica 30 ottobre 2011

Fenomenologia dello straccetto.


E' riuscita a passar sopra a molte cose: la mancanza di un forno, le scope con il manico alto 40 cm che obbligano a spezzarsi la schiena, i piatti da lavare a mano perché lavastoviglie non ce ne sono. Ma sulla faccenda dello straccetto Bree non riesce proprio a darsi pace.

E' onnipresente: ovunque si vada, musei, abitazioni private, shopping mall, ci si imbatte in almeno un'inserviente che strofina stancamente o energicamente un cencio su modanature, vetri, maniglie, porte, pulsantiere di ascensori, addirittura nastri di scale mobili. Il problema è che non si scorge un secchio con l'acqua nel raggio di dieci miglia, che lo straccetto ha quella stanca sfumatura fra il grigio topo e il beige sporco e che ha tutta l'aria di non essere mai, mai stato sciacquato. Variante pavimento: secchio semivuoto con mocio passato e ripassato su superfici di 400 mq almeno. Naturalmente di detergenti o spray vari neanche l'ombra, e perché mai quando c'è l'olio di gomito?

La povera Bree, tirata su a dosi massicce di caroselli e affini con casalinghe psicotiche che pulivano con allegria furiosa pavimenti e mobili già risplendenti di loro, nonché convinta dell'assoluta necessità di possedere panni differenziati a seconda delle superfici da trattare e dei detersivi impiegati, considera la cosa una specie di insulto personale orchestrato su larga scala.
Per lei il fatto che una poveretta sia pagata per spostare lo sporco e per dare l'idea platonica di esser lì a faticare per noi, solo l'idea appunto - conta il gesto, mica il risultato - è veramente troppo. Sono anni che cerco di intortarla con la bellezza zen della faccenda svincolata dal suo bieco materialismo, dall'obbligo della performance che tutti ci stressa; cito i surrealisti, i dada, il teatro dell'assurdo eccetera.

Invano. Bree è bassamente ancorata a frusti cliché vetero femminili e da quelli non schioda, passando ogni volta davanti alla straccettante con un sospiro di esasperazione per quello spreco continuo di tempo e risorse umane.


sabato 15 ottobre 2011

I-dà-lò!

Come già vi avrà detto Google, oggi è l'88esimo anniversario della nascita di Italo Calvino, autore letteralmente adorato in Cina e continuamente tradotto, letto e studiato. Anni fa ci fu una vera e propria calvinomania, con artisti, intellettuali e professori che citavano il Nostro a ogni pié sospinto, dedicandogli opere o ispirandosi ai suoi libri.
Ogni tanto incrocio la gente più svariata, tassisti, impiegate, studenti, che alla risposta I-dà-lì-ren -italiana- si illuminano. So che un secondo dopo mi diranno "Idàlò Calvino!" con aria estasiata e complice da parola d'ordine per bibliofili clandestini. Oddio, qualcuno invece mi cita Paolo Maldini e Roberto Baggio, ma percentualmente il buon vecchio calvin li batte 5 a 1, e sono soddisfazioni.

domenica 25 settembre 2011

I Fantastici Quattro & Silver contro Medusa Bree.

Non ho mai capito il criterio con cui i cinesi si scelgono il nome occidentale e nessuno riesce a spiegarmelo. Prima pensavo si basassero sulla traduzione del significato, poi su un'assonanza fonetica ma ultimamente ho sempre più dubbi in merito. Aaron, Sireen, Klingon, TeeTee o Salida devono essere usciti dritti dritti dal traduttore automatico di Google o da una mano di Scrabble di quelle particolarmente sfigate.
Prendete i miei parrucchieri: si chiamano Echo, King, Vigor e Viland. Già sembravano eroi della Marvel, ma adesso si è aggiunto anche Silver (surfer?) e comincio a credere che in effetti per domare i miei capelli ci vogliano minimo minimo i superpoteri.

domenica 18 settembre 2011

I cugini di campagna.

Attenzione: questo post contiene espressioni politicamente scorrette.

Ni hao! - saluto entrando in ascensore.
Hi - risponde gelido il mio vicino.

Il fatto è che i cinesi d'oltremare (Hong Kong, Macao, Taiwan, quando non addirittura ABC, American Born Chinese) a esser confusi con la restante miliardata di occhi a mandorla si seccano, e parecchio. Sono in genere più ricchi, più posh, parlano inglese e considerano un insulto personale essere presi per quei buzziconi provinciali dei cinesi doc, i quali a loro volta apprezzano molto di più un saluto nel bell'idioma di Confucio.
Purtroppo all'esterno sono del tutto identici, dunque mi sa che l'unico modo per uscirne sarà grugnire qualcosa di indistiguibile e immergermi nella lettura del China Morning Post per ventinove lunghissimi piani.

mercoledì 14 settembre 2011

Barbarossa va a Canossa.

Vedere il nostro governo e in particolare San shan (3 monti) metaforicamente in ginocchio con il cappello in mano dai cinesi perché facciano investimenti/shopping aziendale da noi, sembra una sorta di ironico contrappasso per chi ricorda certi comizi e dichiarazioni di qualche anno fa. O non erano comunisti da scansare come la peste? O non erano i responsabili della crisi e di tutti i licenziamenti d'Italia, dietro al collasso del tessile e così via? E adesso dovrebbero salvarci proprio loro? Ovvìa.

domenica 11 settembre 2011

Luna cinese.

In questi giorni il già congestionato traffico pechinese sta raggiungendo picchi di follia. Tutta colpa della festa di mezzo autunno, che quest'anno cade il 12 settembre, e dei dolci della luna. Pare non si possa fare a meno di offrirli, così è tutto un via vai di taxi, biciclette e furgoncini stracarichi di scatole regalo.
I mooncake, o yuè bĭng (月饼), vengono scambiati tradizionalmente in questa occasione per augurare prosperità e ricchezza. Sono paste tonde o rettangolari larghe circa 8 cm. e alte 4 o 5. All'interno di un sottile strato di crosta croccante c'è un impasto morbido di pasta di semi di loto o di fagioli rossi e al centro un rosso d'uovo di anatra, simboleggiante appunto la luna piena. Insomma, una cosa gnucca con la consistenza di un meteorite e il potere ingrassante di un bolo di strutto ricoperto di foie gras.
Sul mooncake troverete sempre il tradizionale ideogramma "WARNING: 1000 Calorie!" o il più poetico "Anche tu tonda come luna piena", che i sinologi continuano erroneamente a tradurre come "Longevità" o "Armonia", non date retta. Ah, pare che anticamente venissero usati dalle spie per mandare messaggi segreti nascosti all'interno. Immagino già i James Bond dell'epoca: "My name is Fang, Fat Fang".

lunedì 5 settembre 2011

Cortocircuito n°1240.

Se avete letto il post precedente capirete come mai la Cina sia il mercato dove cresce più velocemente la domanda di beni di lusso.
Ovviamente le griffes rispondono, con una guerra senza esclusione di colpi per aggiudicarsi la fetta di mercato più grossa. Si fa a gara per la boutique più prestigiosa, l'evento più esclusivo, l'allestimento più impressive, la location più centrale. E cosa c'è di più centrale dell'appena rinnovato e dopo tre anni finalmente riaperto Museo Nazionale, che domina il lato est di piazza Tian'an men con la sua mole da Stazione Termini? Ecco dunque la vostra casalinga issarsi sull'ennesimo tacco, infilare il capetto d'ordinanza, sfoggiare il rictus socialis di rigore in questi casi e assistere a ben due super mostre nello stesso museo a otto giorni di distanza.

Vuitton e Bulgari, la prima con una mostra sul viaggio che scomoda l'artista Zhang Wang per creare un'installazione, la seconda con un impressionante percorso storico attraverso i gioielli più sfolgoranti della maison.
La prima, in particolare, ha causato un sacco di polemiche: vabbé tutto, ma riaprire al pubblico il museo che si propone di educare le masse all'arte e alla storia patria con una mostra su borse e valigie per miliardari è sembrato un po' troppo persino ai cinesi, notoriamente pragmatici quando si tratta di business.
In effetti entrare sotto una gigantesca stella & bandiera rossa, superare le sale del piano terra zeppe di enormi tele con Mao che guida il popolo, Mao che accoglie le minoranze etniche, Mao che falcia il grano e altre edificanti scenette per accedere poi alla scintillante mostra vuittonica, crea una sensazione di totale straniamento, as usual.

Meravigliosi bagagli d'epoca dal 1880 al 1930, bauli giganteschi con stampelle e tavolini e seggiolini pieghevoli all'interno; lettini da campo per esploratori in sahariana à la TinTin; la scicchissima cassettina degli attrezzi per far cambiare una gomma all'autista senza involgarirlo; set di valigie fitzgeraldiani, coperti di etichette di mitologici Grand Hotel dell'epoca e sagomati per entrare al meglio nelle Bugatti e nelle Isotta Fraschini dei proprietari; copriruota di scorta che possono essere usati anche come pratiche cappelliere... praticamente è come dare uno sguardo nei guardaroba e nei garage del Titanic. E poi les commandes spéciales: la scrivania pieghevole di Stokowsky, il porta bambole in raso rosa delle reali principesse Elisabeth e Margaret, il nécessaire da toilette del maharaja di Jaipur con i flaconcini e le spazzole firmati Tiffany, il porta ipod di Karl Lagerfeld, la 24ore di Greta Garbo, tutta una serie di accessori che raccontano un mondo che sembra impossibile eppure è esistito e che per pochissimi continua ad essere, ancora oggi, reale.

E fa un po' effetto vedere questo pubblico che a casa non ha il bagno, che si ammazza di fatica per un salario minimo, che fino a quindici anni fa ha vissuto in condizioni per noi inimmaginabili, guardare attonito resti di un passato che già a noi, figli delle cucine economiche e delle 126 fiat, sembra pura fantascienza.
Si potrebbero qui fare dei moralismi assortiti sul passare da una dittatura a un'altra, dai tazebao al monogramma LV, dal plagio ideologico a quello della griffe, dalla rivoluzione all'ossessione del fintolusso di massa, e sospirare o tempora o mores. Ma la Cina ha la capacità di non farsi imbrigliare nelle previsioni, e dunque c'è speranza, attenti a voi, product manager!

domenica 28 agosto 2011

Arricchirsi è glorioso.

La pubblicazione del Rapporto Hurun sulla ricchezza e l'uscita dell'annuale China Rich List sono abbastanza illuminanti in questo periodo di crisi globale: ben 960.000 cinesi residenti hanno un patrimonio individuale netto di almeno 10 milioni di yuan (circa 1,1 milioni di € ), con un'età media di 39 anni.
Pechino è la città con il maggior numero di super ricchi: 170.000. Fra questi, 10.000 vantano un reddito di oltre 100 milioni di yuan (circa 11 milioni di €), con un'età media di 43 anni; mentre altri 400 paperoni possono dichiararsi miliardari.
L'incremento dei milionari rispetto al 2010 è del 9,7%, dei miliardari del 9,1% e, dopo Beijing, sono Shanghai e Canton (Guangzhou) le città dove risiedono in maggior parte.

domenica 21 agosto 2011

Cortocircuito n°1.239.

Il ristorante "1001 Nights" offre diverse surrealtà in una botta sola. Permette ad esempio di vedere asiatici abboffantisi di spaghetti bolognaise in un ristorante teoricamente arabo. O di gustarsi un'esibizione di danza del ventre rigorosamente farlocca, in quanto la belly dancer è cinese, razza notoriamente del tutto priva di belly, come del resto di ass, tits, fianchi, rotolini, curve, cuscinetti o qualsiasi altra sporgenza da far sussultare con voluttuosa sapienza mediorientale.
Non sapendo cos'altro scuotere a parte i capelli, la ragazza ci dà comunque dentro con le roteate, con effetti che a me sembrano fra il comico e l'esorcizzanda. Tuttavia per i signori presenti - un mix di cinesi, uiguri, somali, siriani, malesi, levantini e kazaki che neanche in una puntata di Corto Maltese - l'esposizione di svariati centimetri di pelle nuda sembra comunque avere il suo perché.
A un certo punto la ballerina si ferma davanti a un tavolo "rosa": sei signore malesi, tutte velate. Mi chiedo cosa penseranno le une dell'altra, e viceversa. Ma è solo un attimo: i campanellini tintinnano, la danzatrice si allontana verso un altro tavolo e io me ne torno al mio incongruo cous cous made in China.

lunedì 15 agosto 2011

Fantozzi.

Sembra una triste giornata di novembre a Quarto Oggiaro, invece è il 15 agosto a Pechino. D'altronde in Cina le vacanze estive non esistono e basta guardare la foto per capire il perché. La posto solo per darvi un po' di Schadenfreude: dovunque voi siate, qualunque cosa stiate facendo, sappiate che il vostro Ferragosto è meglio del mio, sgrunt.

martedì 25 gennaio 2011

EE

L'Evento degli Eventi (da qui in poi EE per comodità), si è rivelato sempre più esclusivo e vagamente minaccioso grazie a una serie di mail annuncianti che nuove comunicazioni sarebbero seguite, stay tuned, e di cartoncini spessi come tavolette di legno che invitavano via via all'esclusivo cocktail, all'ancora più esclusiva sfilata, alla ristrettissima cena placée, al concerto dell'iconica band Pet Shop Boys e all'esclusivissimissimo party con coppia di djs glamourelli imbarcati direttamente da Londra (mi figuro che a questo punto la faccenda a forza di escludere plebei probabilmente comprenderà solo me, miuccia e i due Dan, in una specie di serenata-techno a quattro). Una volta collezionati tutti e cinque i mattoncini-invito sono diventata la donna più invidiata di Pechino, nonché la più in crisi per non sapere che cosa mettere in un'occasione di tale portata cosmica.
Bree van de Kamp, la mia metà casalinga psicotica con cui convivo conflittualmente da quando sono qua, suggeriva una puntata al più vicino negozio prada per rifornirsi degnamente, ma la mia metà pastore puritano protestante ha rifiutato sdegnosa, non è elegante vestirsi come una testimonial pagata dalla maison, più il costo allucinante dei capetti stessi, già tale quando la vostra casalinga disponeva di inadeguato stipendio, figurarsi ammo'.
No, opto per un meraviglioso abito vintage di merletto nero fine anni '50, sarà un' elegante allusione alla celebre collezione merlettosa di madame e buona lì. Sono fiera di me per questa scelta sobria e signorile che tutti i troubles si porta via.
Un cavolo.
Giunta al grande giorno scopro con orrore che il punto vita fine anni '50 implica un sottoabito con stecche di balena e una circonferenza di circa 20cm. raggiunta con una penosa scena fra me e la mia ayi stile Rossella O'Hara e mamie in cui io sono mamie. Non so come, ma ce la faccio a entrare nel vestito. Va tutto bene. Sono bellissima. Devo solo smetter d rsprire pr le prssim stte or.
Le tavole della legge ovviamente non entrano in nessuna pochette da sera di cui disponga.
Le stivo in qualche modo rinunciando alla macchinetta fotografica, che poi fa parvenu, meglio no.
La sede dell'EE è al CAFA, il più bel museo di arte contemporanea di Pechino, progettato da Isozaki. La scenografia è di Rem Koolhaas, l'archistar della torre escheriana per la CCTV. Lo chef della cena è il tre stelle michelin Cracco. Una parte di me comincia a chiedersi se tutta la faccenda non sia un filino surdimensionata, ma son pensieri da joesixpack di provincia, perdonatemi.
C'è una certa folla, benché sicuramente esclusiva. Free-flow di champagne. Le vestali dello staff sono tutte uguali ed esclusive anch'esse nel senso che proprio escludono ogni forma di sia pur velata seduzione, in nero penitenziale, capelli lisci con cerchietto, scarpe basse, neanche un filo di trucco. In realtà siamo tutti in nero, ovvio, riuniti nel sacro culto di Nostra Signora del Minimal, tranne le giornaliste di moda che per distinguersi osano sobrie mises tipo maglia marinaretta su pantapigiama di paillettes oro. La sfilata è ovviamente in ritardo per via delle celebrities che fanno a gara a chi arriva per ultima. Siedo, grazie al cielo, ad almeno cinque sedie di distanza dai posti vuoti.
Non è sia un granché nel memorizzare le cinesi, ma riconosco almeno Maggie Cheung, Cecilia Chang e, per ultima, Gong Li. Dio mio, ma quanto sono belle?
La sfilata è notevole, abiti fra il charleston e gli anni '40, stile Josephine Baker meets Carmen Miranda. La cartella stampa si lancia in definizioni tipo minimal-baroque, qualunque cosa voglia dire. Colori insolitamente forti e brillanti, scarpe deliziose (sospiro di desiderio frustrato, piccolo che se no saltano le cuciture).
Durante l'EE vengo squadrata in modo sempre più inquisitivo dalle vestali: quel mio vestito merlettoso si vede che è bello ma non è Suo, sarà mica un'imitazione? Incomincio a sentirmi a disagio perché ho il rossetto, la collana e i tacchi e continuo, orrore, a sembrare una donna e non una religiosa in clausura. Maledette minimaliste milanesi!
Per fortuna cominciano i Pet Shop Boys. Guardo il concerto da una postazione sopraelevata. Appoggiata alla balaustra, rifletto ad alta voce che mi sento alquanto vecchia: ricordo quando c'erano le luci degli accendini, oggi sono solo quelle degli i-phones. "Figurati io", una voce improvvisamente al mio fianco. E' proprio Lei-in-persona, sorride. Probabilmente è questo il vero EE.

giovedì 13 gennaio 2011

Scrabble.

Già non è che rispondere in ritardo clamoroso ai biglietti di auguri sia in cima alla lista delle cose che adoro.
Se poi i mittenti si chiamano Aaradhya, Shriman, Hiwashimiro, Diipty, Tayfun e Raghavendra la faccenda diventa decisamente embêtant. Ma non posso avere una vocale? Qualcosa con un po' meno acca e ipsilon messe a cavolo tipo, chessò, "Andrea"? E delle mail di auguri da semplice 'reply' non fanno fino, no, deforestiamo?
Ma porc@Ð✭§‱! D'ora in poi frequenterò solo bergamaschi di nome Mario. Lo giuro.


martedì 11 gennaio 2011

La vendetta di Bree.

Rientro senza aver chiuso occhio in aereo per colpa di Keith Richards (non pensate male, purtroppo stavo solo leggendo la sua biografia). Ora, qual è la prima cosa che un essere umano farebbe arrivando a casa dopo tredici ore e passa di viaggio, +7h di fuso orario e un jet lag devastante?
- Doccia e caffè (87%)
- Dormire (10%)
- Disfare valigie (2%. 97% se siete della vergine)
- Settare la connessione wi-fi (1%. E solo se siete mentalmente disturbati)

Beh, io ho una lezione. Di quattro ore. Al laboratorio di pasticceria "The fig tree", tema: "The perfect macaroon". Ricorderete che da mesi quei dolcetti stronzetti si rifiutano di venir bene sotto le mie amorevoli cure. Ho provato di tutto, niente da fare. E poi Bree ha visto questa lezione programmata per il giorno del rientro, poteva mai farsela sfuggire? Sospetto che sia una vendetta non tanto contro la meringhetta bastarda, ma contro la sottoscritta che ultimamente, fra Tibet e tutto, stava un po' trascurando i suoi doveri da casalinga psicopatica. E dunque mi tocca maledicendo me stessa con gli occhi che mi si chiudono, yawn.
Keith, Keith, non ti avanzerebbe un po' di coca? Poi ti do' un po' di macaroons se vengono bene. Considerato quanto li fa pagare Ladurée ci guadagni tu, sicuro.