giovedì 26 febbraio 2009

Paparazzi.

Pare che tre persone si siano casualmente date fuoco di fianco a piazza Tiananmen proprio il giorno del capodanno del Ti xxt. Dico pare, perché dopo poche ore le agenzie di stampa cinesi hanno "modificato" la notizia (nessun accenno al Tx bet, e non più tre che si sono dati fuoco, bensì "coinvolti in un incendio"), e tutti quelli che si sono precipitati lì a fotografare o filmare sono stati invece immortalati a loro volta, da svariati agenti in borghese.

Fitness goddess.



Davanti alla palestra del mio compound oggi c'era un banchetto con vari incensi e offerte votive. Dev'essere per implorare la dea del Dimagrimento e della Forma Fisica contro i démoni della cellulite. Magari funziona, hai visto mai.

giovedì 19 febbraio 2009

Liste e liste nozze.

Nessun invito per Bree da Hillary Clinton. La poverina è così delusa che quando mi propone di fare "una cenetta" per qualche amico acconsento sconsideratamente senza soppesarne le conseguenze.
Il risultato è che da due giorni cucino sette ore al giorno e nei ritagli di tempo corro in posti improbabili cercando cose assurde, perlomeno assurde a Pechino. Per esempio è del tutto impossibile trovare dello spago da cucina, della salvia, del ginepro, della panna fresca da montare, della carta da forno che non prenda fuoco nel forno, dei fusilli lunghi. Bloccate le importazioni di riso Carnaroli (avete voluto dare la cittadinanza al Dalai Lama? Tié). E dove diavolo lo trovo del lombo di agnello? Lombo? Mi ci è voluto un giorno solo per capire che in inglese è "loin", come se l'inglese qui servisse a qualcosa. I cinesi, che sono dei saggi, invitano sempre e solo al ristorante. Provate a dirlo a Bree, la sua unica reazione sarà un'alzata di spalle e un "ricordati anche i panni per l'argento". Timidamente obietto che:
-In un paese comunista e fino a ieri morto di fame, non è che proprio le posate d'argento in lista nozze (e se per questo anche le liste nozze) siano così diffuse, ergo è impossibile trovare panni per pulirle.
-La dotazione d'argenteria presente in casa risulta composta da due sottobottiglie, una cornice, un anellino e le cartine interne delle gomme da masticare Wrigley's.
Obiezione respinta con sdegno, avrei dovuto portarmeli dall'Italia, come ho potuto dimenticarmeli? Eh, già, come?
Scappo, sto perdendo tempo, devo ancora fare le tarte Tatin.

martedì 17 febbraio 2009

Hillary & Bree.

Uno dei nostri ministri ha molto opportunamente rinunciato alla sua visita a Pechino. Hillary Clinton invece sta per arrivare e Bree, naturalmente, è tutta un fremito. Ho cercato di spiegarle che il Dipartimento di Stato americano non prevede inviti per entità psicopatiche abitanti il corpo di cittadine italiane, ma non c'è stato verso. Prevedo una settimana difficile. 

giovedì 12 febbraio 2009

Tango alla pechinese.

Poiché ho deciso per la prima volta in quattro mesi, naturalmente piove per la prima volta in quattro mesi. Vado lo stesso, esco sotto il diluvio, e naturalmente non c'è un taxi neanche per sbaglio, come in ogni vera metropoli che si rispetti. Mentre sono lì a infradiciarmi, qualche angelo arriva alle mie spalle con un ombrello e riesce persino a far materializzare la vettura (grazie, sconosciuto expat senza nome). Il Sino-chu Wine bar è dietro l'ambasciata australiana. Al piano di sopra, una saletta che funge da milonga. Sgattaiolo in un angolo, c'è una lezione in corso: non posso crederci! Sono Pablo y Noelia, da Buenos Aires. Due che ballano molto bene (guardatevi qualcosa su YouTube). La lezione è teoricamente per degli intermedi, ma il panorama vira più fra il principiante e il negato-cronico. Ci sono soprattutto coppie miste, lui expat e lei cinese, ma anche qualche tanguero locale abbastanza disastroso. Rabbrividisco all'idea di ballare con dei soggetti simili, ma tant'è, ormai sono arrivata e ci resto. Finisce la lezione e un cinese alto che non ho visto ballare viene ad invitarmi. Mi alzo pronta al martirio e invece... balla bene! Lo so, lo sento prima ancora di muovere un passo. Ha un abbraccio bello, che avvolge ma non stringe. Va a tempo. Non fa lo splendido con passi kamasutrici per far vedere quanto è bravo. Ha persino un buon odore. Mi sembra troppo bello per esser vero e infatti scopro dopo che è californiano di S. Francisco, ovviamente in transito. Sigh! Torno al mio posto con l'aria sconsolata di chi sa che il meglio della serata è alle spalle. E qui entrano in gioco i miseri resti delle mie ciglia finte (esattamente una sull'occhio destro e tre sul sinistro). Con un ultimo sforzo di volontà fanno un flapflap da manuale e insomma, davanti a me appare Pablo in persona che mi fa "bailamos?". Ora, parliamoci chiaro, è una coincidenza astrale che non si ripeterà mai più nella vita. Ovvero il fatto che (Noelia a parte), mi trovi ad essere la ballerina migliore della sala, neanche se arrivasse un'epidemia di peste bubbonica selettiva risuccederebbe. Insomma, il poveretto ha ben poche altre chances, questa sera. Però potrebbe sempre restarsene tutta la sera ingrugnato sulle sue, come alcuni italiani che ben conosciamo. Naturalmente ci ballo da schifo, sono così emozionata che divento di legno, non riesco assolutamente a lasciarmi andare e così questo sarà il mio primo e ultimo ballo con lui, temo. 
Torno a sedermi inebetita, ballo con un altro paio di tizi e poi mi reinvita il californiano.
Qui chiude tutto presto, per cui a mezzanotte sono fuori. Non piove più. Sono così felice che faccio due passi a piedi, canterellando Di Sarli fra le pozzanghere.

lunedì 9 febbraio 2009

Gli ultimi fuochi.

Ieri notte la città è letteralmente esplosa: Festa delle Lanterne, ovvero l'ultimo giorno del Capodanno cinese. Fuochi d'artificio ovunque e ininterrottamente, petardi, spari. Vicino a casa mia è andato a fuoco il cantiere del Mandarin Oriental, dietro la torre della CCTV. Peccato che io non me ne sia accorta, persa dietro a Mr.Darcy nella vecchia serie della BBC di "Pride and Prejudice". Oggi, finalmente, silenzio.

domenica 8 febbraio 2009

Pechino casual.

Festa di compleanno in un locale. Stavolta sull'invito c'è scritto un rassicurante "dress code: casual", cosa che avrebbe dovuto insospettirmi (se la festa è davvero casual, al massimo ci si preoccupa di chi porta il vino, non di come verrà vestito).
Comunque decido di prendere il tutto alla lettera, e mi metto i jeans, vada come vada. Prima di uscire ho un momento Bree e piazzo su una blusa di seta, tanto per bilanciare. Bene, il concetto di festa casual qui è che:
- Il localino casual è il Pangu 7 star Hotel (l'unico al mondo a parte quello di Dubai), con lounge panoramica vista stadio olimpico e watercube.
- Tutti gli invitati devono lasciare in modo casual il loro biglietto da visita all'ingresso, su un vassoio d'argento casualmente presidiato da due gentili hostess.
- Il numero dei camerieri presenti è pari o superiore a quello degli ospiti.
- C'è oggettivamente qualche signore in jeans, ma le signore sono casualmente tutte in nero con qualche oscillazione dalle perle al collo di pelliccia.
- Alla fine della festa, tutti gli invitati ricevono un sacchettino (di carta, eh, la festa è casual), con dentro un regalino, una brochure casual del Pangu Hotel, e una seconda brochure habillé con sette dico-sette-cd rom sull'albergo, uno per stella.
Non resta come al solito che il metodo Belushi: bere, e parecchio, per dimenticare. 
Ah, ma stavolta è l'ultima, non mi fregano più. Visone fino a luglio, guarda.  

venerdì 6 febbraio 2009

Fiuuuu! Poi gnam.

Ce l'ho fatta. Bree è seccatissima perché ho preso il punteggio più basso della classe, persino due punti dietro la texana, ma ce l'ho fatta. A me sembra già un miracolo che non mi abbiano rimandato indietro senza passare dal via. 
Intendo festeggiare con un lussurioso beggar's chicken, sabato sera. Piatto fantastico ripieno di leggende varie: quella che preferisco narra di un mendicante affamato che rubò un pollo in un cortile e gli tirò il collo. Aveva acceso la legna e stava per cuocerlo, quando sentì arrivare le avanguardie del corteo dell'imperatore. Preso dal panico, nascose completamente il pollo avvolgendolo nel fango e lo buttò sul fuoco. L'imperatore passando sentì un profumo tale che chiese di conoscere il nome del piatto, e da allora il beggar's chicken divenne un manicaretto del menu di corte.
Sconsigliabile da preparare a casa, dura ore e ci vuole un sacco di Das, ammesso che ancora esista.
Meglio al ristorante, sconsigliato solo nel caso di coppie clandestine perché ve lo portano suonando un gong e dovete rompere l'involucro d'argilla a martellate, insomma non proprio il massimo della discrezione. 

lunedì 2 febbraio 2009

I will survive.

Venerdì finisco il corso di cinese per principianti e passo al secondo livello. O almeno così credevo fino ad oggi, quando l'insegnante, con un sorriso sadico, ha annunciato che dopodomani ci sarà l'esame. Esame? No, dico, scherziamo? Sono in grado di farmi più o meno capire da un tassista e riesco a confondere con una certa sistematicità i verbi essere e avere, ma in realtà ho studiato un decimo di quello che avrei dovuto e non ricordo 3/4 del libro. E mo'? Farsi bocciare a un'età in cui una volta si era baby-pensionati? Farsi umiliare da quelle quattro anglofone che hanno preso lezioni private sottobanco? Asciugamani bagnati, ripetizioni in corner, anfetamine, devo farcela, maledizione.