lunedì 22 dicembre 2008

Auguri!

Ci rivediamo il 4 gennaio. Buon Natale a tutti.

mercoledì 17 dicembre 2008

Alice in Wondelland.



Quando si pensa a giocattoli made in China di solito vengono in mente Barbie al plutonio e paccottiglia in serie. Questo invece è un piccolo negozio dove fino a un anno fa il proprietario ottantenne fabbricava e vendeva giochi realizzati da lui in cartapesta, legno, gesso e stoffa. La figlia continua oggi l'attività, con lo stesso spirito e gli stessi teneri, poveri, umilissimi oggetti. Né batterie, né plastica qui. Ma bamboline, animaletti, "sempreimpiedi" e stranissime composizioni simili ai nostri presepi, ma fatte con i grilli. 
Oltrepassare la soglia è come ritrovarsi in un film di Miyazaki, popolato da strane creature zoomorfe, scarpine a forma di draghi, scimmiette saltimbanco. Un immaginario fiabesco molto diverso da quello occidentale, eppure vicino in modo impressionante a Lewis Carroll. "Curious and curiouser!" direbbe Alice.

martedì 16 dicembre 2008

lo zen e l'arte della sopravvivenza in taxi.

I tassisti a Pechino sono numerosi, abbastanza onesti e davvero economici. Prima che Uòlter si precipiti ad assumerli, devo precisare che i due terzi non hanno la più pallida idea di come si guidi un taxi, mentre l'ultimo terzo non sa neanche come si guida in generale. Alla fatidica domanda "Qu nar?", di solito si mostra un biglietto con l'indirizzo in cinese e a volte una piantina (i più coraggiosi, o incoscienti, provano a dirlo, l'indirizzo, e lì scatta l'incubo tonale). Bene, nove volte su dieci, anche di fronte al luogo più ovvio, parte il siparietto dell'autista indignato che non ha mai sentito nulla del genere, e in ogni caso non sa come arrivarci. A quel punto, sempre rigorosamente in cinese, il tassista fa capire che lui declina ogni responsabilità e o lo guidi tu o comunque vada non è colpa sua, ma tua. Quando poi balbetti, nel caso non se ne fosse accorto, che tu: a) non sei cinese. b) non sai il cinese. c) se sapessi dov'è probabilmente il taxi lo guideresti tu, il tipo si chiude in un silenzio irato e alza a palla il ninodangelo locale.
Il guaio peggiore vi capita nel decimo caso: il tassista vi guarda, annuisce, parte sparato. Voi vi rilassate perché finalmente ce n'è uno che capisce e improvvisamente siete di fronte a un cantiere chiuso a dieci anni luce da dove dovevate andare. 
A me è capitato il quasi-peggio: tassista analfabeta. Il peggio del peggio è il tassista cieco, c'è uno tanto fortunato da essere ancora qui a raccontarlo.

mercoledì 10 dicembre 2008

Non c'è più la censura di una volta, signora mia!

Arriva un busta con scritto "urgentissimo". Documenti riservati, cartelle esattoriali, memoriali segreti di dissidenti nascosti? No: l'imprescindibile rivista "Pariolipocket". Giuro. Sommario: "Scripta manent" di Gianni Alemanno. "Con-vivere" di Daniela Santanché. "Altro che lodo Alfano", primo piano sull'omonima "letterina". Tutto così. E lo speciale Parioliparty, non avete idea. Poi se la prendono coi poveri anni '80. Comincio a pensare che le famigerate Guardie Rosse avessero un loro perché. "Shang shanxia xiang, jieshou ping xia zhong nong zaijiaoyu": andare in campagna e tra i monti per essere rieducati dai contadini poveri e medio-poveri. 

martedì 9 dicembre 2008

Elementare, Watson.

L'altra cosa che qui è molto bizzarra è la ripartizione geopolitica degli expats. Lo vedi dalle scuole: se ce n'è una vuol dire che la comunità di riferimento è numerosa, o politicamente di peso. Australiani, e vabbé, son vicini ("solo" 12 ore, non gli parrà vero). Lycée Français de Pékin, e anche qua, conoscendo la riluttanza dei cugini d'oltralpe a parlare qualunque altra lingua a parte la loro, ci si arriva. Ma la Swedish School of Beijing? La Deutsche Botschaftsschule Peking? E soprattutto la Pakistan Embassy School? Cacchio ci fanno tutti 'sti pakistani a Pechino, la bomba atomica? (fuochino, fuochino...)

Naming.

Qui il pane fresco è incredibilmente anche abbastanza buono (probabilmente dobbiamo ringraziare le comunità tedesca e francese). Devo solo scoprire perché si chiama Wikipedia. Misteri orientali.

domenica 7 dicembre 2008

And the winner is...

Carrie: festa del Foreign Correspondents' Club of China. Il dress code qui obbedisce alle strette regole del: come-te-pare-se-credi-anche-da-Santa (Claus, non Caterina da Siena). Quindi Bree mette il broncio e dichiara che lei resta a casa (evvai), e io mi trovo di nuovo con il bicchiere in mano a tentare di darmi un contegno in mezzo a cento sconosciuti totali. In realtà non è difficile visto che bevono tutti come spugne. La fauna sembra dividersi fra giovani di belle speranze e vecchi leoni che ne hanno viste di ogni. C'è il solito mix geografico che va dal Nicaragua alla Finlandia. Da mangiare non c'è praticamente niente, e insomma, l'atmosfera è piuttosto goliardico-alcolica, sembra un bel gruppo di simpatici stracazzoni alcolizzati. Sto già pensando a quanto sono fortunata ad essere qui, quando Il Mito (Jonathan Watts, del Guardian), presidente dell'associazione, annuncia il video che il FCCC gira sui fatti salienti dell'anno appena trascorso. Un po' come alla cerimonia degli Oscar, insomma. Tutti i soci, a turno, danno un contributo per girarlo e montarlo, magari con materiale censurato o che non ha mai visto la luce sui rispettivi canali tv di riferimento. E partono delle immagini che io non avrei mai pensato di vedere a una festa. Il terremoto di Chengdu: soccorritori disperati, il cadavere di una bambina che sembra dormire col braccino ripiegato, due mani in mezzo alle macerie che reggono la foto di una ragazzina sorridente che non sorriderà mai più, una classe distrutta, i banchi allineati, né muri né tetto. E poi la rivolta in Tibt, il sangue, le cariche. Non riesco a non piangere, e non riesco a fermarmi neanche quando gli spezzoni diventano divertenti e surreali, tipo, reporter e cameraman fermati in malo modo da poliziotti. Lei gli urla contro "Questo è uno spazio pubblico, capisce? PUBBLICO" "Beh - le risponde in inglese il poliziotto - pubblico per lei vuol dire che chiunque può venire e fare quello che vuole? Pubblico vuol dire che uno può arrivare qui e fare sesso con lei?"O un fantastico reportage con il giornalista impantanato fino alle ginocchia in una distesa di alghe melmose. Peccato che è dove dovrebbero svolgersi le gare olimpiche di vela. Gran finale con varie gaffes olimpiche, in primis la piccina fotogenica che canta in playback. Applausi e brindisi commossi. Parte la band cubana, si balla, si scherza. Mi ricompongo in qualche modo. Non so, è chiaro che tutti i presenti qui sono uniti da questo. Tutti tranne me, as usual. Già mi sento il "te l'avevo detto" di Bree.

mercoledì 3 dicembre 2008

Coincidenze.

Ma perché Grillo compra casa in Svizzera e per giustificarsi sostiene che lo fa per il suo blog, a fantomatico rischio chiusura? 'A bello, stai in Liguria, mica in Cina.
E di tutti i paesi liberi d'Europa, né Francia, né Inghilterra, guarda caso proprio in Svizzera. Bizarre.

Che, ve serve 'n copy?

Dilemmi natalizi.

Gran ballo di gala con dress code in lungo? O festa del Foreign Correspondents' Club con dress code inesistente? Nobile e paludata occasione per mettere il capetto con strascico che da anni langue nell'armadio o banda cubana che suona e canta "I wish you a commie xmas"? Italia nostra o resto del mondo? Bree o Carrie? 
Signora mia, son problemi veri questi, altro che Lehman Brothers. Il 7 vi dico chi ha vinto.

lunedì 1 dicembre 2008

Yi fu=Clothes.

kù zi = pants
wà zi = socks 
mao yi= sweater
chèn shan=shirt/blouse
qùn zi= skirt. Also dress.
A questo punto, entrambe le mie entità demoniache insorgono all'unisono: Bree per amor di precisione, la rediviva Carrie Bradshaw per amor di moda. Come, skirt and also dress! Già passiamo sopra alle minigonne, alle gonne gipsy, a trapezio, a godet, a kilt, a palloncino, a tubo o a portafoglio. Stendiamo anche un velo sulla categoria wà zi, che comprende dal calzettone da basket in spugna all'autoreggente ipervelata. Ma skirt-and-also-dress è troppo! Possibile che non esista un termine un po' più preciso per questi due universi paralleli della moda? Possibile, anzi, ringrazia dio che non ti deporto per sei anni in un campo di rieducazione con una bella tuta maoista in tela verde fango, sembra dire a domanda l'amabile maestra. 
Insomma, io gli ideogrammi non li leggo, ma a questo punto mi noleggio un sinologo solo per il gusto di farmi tradurre una copia di Vogue China. Immagino che gli articoli siano tipo: "Quest'anno Dior ha proposto, beh, insomma, delle gonne. O erano vestiti?" Fantastico, probabilmente l'editor in chief è un camionista di Kunming, e il foreign correspondent è Joe SixPack from Wasilla. 
E "capetti"? Come si dirà "capetti"? 


domenica 30 novembre 2008

Dallalussiaconamole.

Praticamente di fianco al mio quartiere, c'è little Russia. Intere strade dove le scritte sono in ideogrammi e in cirillico (ci mancava proprio, il cirillico), girano sciure grasse e biondazze con l'aria di chi ha visto tempi molto migliori, e gli uomini... beh, gli uomini hanno una faccia così losca che un cast director di 007 li scarterebbe perché troppo scontati. In generale non tira una bell'aria a little Russia. Però nei supermarket c'è il caviale a 5 €, e anche questo è da considerare, coi tempi che corrono. 

venerdì 28 novembre 2008

Le dimensioni contano.

Naturalmente l'ha avuta vinta Bree. Ha talmente smaniato, recriminato ecc. che m'è toccato andare in giro a cercare il forno. L'unica graziosa concessione da parte sua è che si sarebbe accontentata di un forno elettrico piccolo, anche non da incasso. ("Piccolo" per Bree vuol dire che deve starci dentro almeno una teglia da sei-otto porzioni, se no è un tostapane). Ora, quando uno arriva al Trony locale, armato di vocabolarietto e mostra la parola "forno", giustamente i poveretti ti portano verso i microwave o i forni da incasso. Per spiegare che non lo vuoi né così né cosà, però grande abbastanza da metterci la fatidica teglia da otto, scatta il momento marcelmarceau. Ovvero, constatata l'inutilità assoluta dell'idioma sassone, parte il siparietto mimico. A quel punto di solito si raduna un drappello di commessi deliziati dalla "laowai" (straniera, visopallida, insomma io) che presumibilmente sta ballando la macarena. Di solito, dopo un quarto d'ora di sforzi, quando ormai sto meditando di girare a raccogliere le monetine, qualcuno ha un'illuminazione e mi mostra due catorci di 15 cm in cui al massimo puoi scaldare un'ala di pollo. Finalmente la gara dei mimi si è conclusa con l'acquisto di un prestigioso Galanz (??) dalle misure decenti. Adesso devo solo impedirle di acquistare uno stampo da torta in silicone a forma di castello medievale, forse ce la faccio. 

giovedì 27 novembre 2008

798



Quando non ne posso più, cioè spesso, scappo e vado al Greenwich Village. Ovvero al Dashanzi Art District, o più comunemente 798. E' un'enorme area industriale, un' ex-fabbrica dismessa riconvertita in spazio per artisti. A dire il vero gli artisti c'erano un otto-dieci anni fa, prima che il boom dell'arte cinese esplodesse. Ora sono soprattutto gallerie che espongono il meglio della produzione nazionale e internazionale. Video, installazioni, statue, quadri, piccoli caffè, librerie d'arte: passeggio fra gli edifici in mattoni rossi ed è come aver schiacciato il tasto "pause": improvvisamente la bruttezza, il caos e il materialismo selvaggio di questa città sembrano molto lontani. 

lunedì 24 novembre 2008

Freddie Mercury, il mangamarketing e la variante bordeaux.


Da quattro anni in tutta l'Asia è pubblicato un manga,"The Drops of the Gods". Il protagonista, Shizuku Kanzaki, dopo un'infanzia e un'adolescenza passate a ribellarsi al padre, famoso e severissimo critico enologico, si ritrova improvvisamente orfano e con un misterioso testamento in cui il padre descrive, senza nominarli, i 12 vini per lui migliori al mondo. Shizuku dovrà indovinarli tutti, lottando contro un fratellastro sommelier parecchio perfido per ereditare la cantina ricca di etichette rarissime e pregiate del padre.
Fin qui la storia, scritta da un fratello e da una sorella giapponesi di mezza età parecchio fuori di testa. Il manga ha riscosso un successo talmente spaziale da influenzare le importazioni e le vendite di vini pregiati in Giappone e SudCorea, paesi dove la gente non è ancora abituatissima a bere vino, e si sente di conseguenza piuttosto insicura e bisognosa di consigli. Quando Shizuku stappa un Bordeaux Chateau Mont Perat 2001, paragonandone l'impatto alle performances vocali di Freddie Mercury, legioni di uomini d'affari che vogliono far colpo a cena ordinano lo stesso vino. Siamo al punto che le enoteche aspettano l'alba del giovedì, giorno di uscita del fumetto, per accaparrarselo e scoprire quali ordini potenziare. Ad esempio il Borgogna, pochissimo bevuto e praticamente assente anche dalle cantine dei migliori ristoranti, ha subìto una tale impennata di richieste dopo essere stato citato da Shizuku da mandare esaurita l'intera annata. 
I due fratelli dicono di non avere sponsor, anche se sono ben lieti di accettare bottiglie in omaggio, pur senza alcuna garanzia di citarle. Mi sembra una storia meravigliosa, oltre che un geniale esempio spontaneo di quel guerrilla marketing tanto spesso e tanto a sproposito invocato da tutti. 

domenica 23 novembre 2008

Casalinghe in prima linea.

Scena: interno di un gigantesco campus scolastico che ogni anno ospita un megabazaar natalizio di beneficenza. Attori: noi casalinghe disperate schierate con i grembiuli dietro un banchetto stracolmo di italian specialities da noi preparate, più alcune cose gentilmente offerte da vari ristoranti italiani della città. Lasagne, sughi, pizze, panini con la nutella, di tutto e di più. Obiettivo: vendere tutto a prezzi vergognosi e raccogliere più soldi possibile. Sub-obiettivo, battere il banchetto delle sudcoreane lì a fianco, che pare ci freghino ogni anno vendendo litri di limonata. E' la prima volta che partecipo a una cosa del genere. Io ho fatto un po' di pesto (e se pensate che trovare il basilico a Pechino sia semplice, beh, vi sbagliate di grosso). Ho anche dovuto prendere a schiaffi Bree, che pretendeva pestassi il tutto in un mortaio (naturalmente da cercarsi non so dove). Beh, in cinque ore veniamo presi d'assalto da chiunque. Tagliamo fette di pizza, incartiamo, prendiamo soldi, chiediamo cambi con la concitazione di una puntata di e.r. Ne succedono di ogni. La signora americana che mi ha chiesto la composizione della nutella. Il vegano che ha rifiutato il sugo alla puttanesca per via dell'acciuga. Due tizi orientali che si mettono a cantare 'o sole mio. Il pesto che va via a raffica, venduto in sette minuti. I cinesi che chiedono le bacchette per mangiarsi la lasagna. Tutti che vogliono pizzapizza. Il povero padre single con figlio a cui abbiamo rifilato 11 confezioni di sughi e quattro di pasta a un very special price. Alle tre chiudiamo esauste con 21.000 reminbi d'incasso (2300€). Qui sono tanti soldi. Da quando sono arrivata è la prima volta in cui mi pare di avere dato un senso alla mia giornata. Incidentalmente, è stato anche il giorno più ridicolo della mia vita.

Nomen no omen.

Mi portano a Lian Ma, il mercato dei fiori. Dove, naturalmente, trovo i palloncini divisi per colore che la mia entità demoniaca-perfettina (Bree per gli amici), ha cercato invano per dieci giorni. E poi ci sono i bicchieri di vetro, centinaia di nastri e fettucce (dio, quanto li ho cercati anche loro), scatole, buste e bustine di ogni tipo. Ah già, anche le lampade. E file e file di negozi che vendono decorazioni natalizie al cubo. Intendo dire, tutta quella roba con cui gli americani adornano le loro villette a dicembre e che viene fatta proprio qui: renne finte in raffia, lucine per l'albero di ogni ordine e specie, alberi di natale grandi medi e piccoli, neve spray, palle e decorazioni per l'albero di tutti i colori, orsi bianchi, ghirlande da appendere alle porte, pigne finte, babbi natale. Praticamente sembra di essere a New York, in una vetrina di Macy's lunga due chilometri. L'effetto è davvero straniante. Bree è notevolmente irritata, perché diavolo lo chiamano mercato dei fiori se poi dentro ci sono anche tutte queste cose? Cerco di spiegarle che appunto siamo in Cina, dove le cose non sono mai solamente quelle che sono, e se una parola ne contiene dentro molte altre, non si capisce perché un mercato dei fiori debba limitarsi alle piantine. Se no eravamo negli States, dove gli uomini sono uomini, e i cavalli sono cavalli. Bree non si convince (non lo fa mai), e allora perché diavolo non  se torna laggiù, che fra l'altro perdere quei due-tre chili di possessione mi farebbe anche comodo?

giovedì 20 novembre 2008

Babel.

Inizio a pensare che la scuola delle bestie sia un set tipo Truman Show, una gigantesca candid camera che prima o poi manderà tutto in onda su Hbo. Già le isole Fiji per me erano il limite massimo del multiculturalismo, e invece. Beh, oggi vado alla mia prima riunione PTA (che pensavo fosse Pasticcini Torte A gogò e invece è il caro vecchio orrendo comitato genitori insegnanti) Il primo punto della riunione verte sul nominare un rappresentante per ogni continente, in modo da poter raggiungere meglio i genitori della propria comunità geografico-linguistica (si scopre che il blocco dei genitori coreani non sa l'inglese, ecco perché nessuno partecipa alle riunioni). Secondo punto: presentazioni. Scopro che gli altri genitori provengono da: Chile, New York, Hong Kong, Papua New Guinea, Singapore, Finlandia, Olanda, Danimarca, Stati Uniti, Cina, Bahrein. A questo punto immagino che entrino Gennaro Olivieri e Guido Pancaldi e qualcuno si metta a urlare "fil rouge" mentre rotoliamo nella gommapiuma. Volevo protestare per l'uso inconsulto dell'orrida ketchup che si fa nella mensa scolastica, ma come cavolo faccio davanti a due americani? Magari è la base vitaminica della loro alimentazione. E la signora aborigena? Forse la ketchup è una conquista sociale dopo anni di privazioni, boh. Insomma, servono equilibrismi da seggio all'onu. Mi taccio che è meglio, va. 

a-Nubi

E' arrivato l'inverno e il tempo è più secco di un martini dry. D'altronde da quando son qui ha piovuto solo un giorno. La pelle si screpola. Le mani si tagliano senza accorgersene. I capelli sono elettrici e in generale si prende la scossa con qualunque cosa. Bisogna avere umidificatori in ogni stanza e asciugare i panni nell'asciugatrice perché lasciandoli all'aria diventano secchi e duri come baccalà. Teoricamente dovrei spalmarmi di crema ogni ora e bere dieci lt d'acqua al giorno, ma il tutto mi sembra talmente una tortura che preferisco affrontare il prossimo futuro da Ramsete IV che mi attende. Dove diavolo è finito l'anticiclone delle Azzorre o qualunque cosa mantenesse il tempo in uno stato normale? E non parliamo della nebbia, signora mia.

martedì 18 novembre 2008

Tempismi.

Oggi mi sono alzata alle 6 e ci ho messo 6 ore per cercare 6 barattolini da riempire di sughi per la prossima vendita di beneficenza di sabato. Non so, tutto questo deve avere un qualche suo senso, satanico o meno, solo che io non lo trovo (come i barattolini bastardi).
Ipotesi A- Mandala: Il tempo non esiste, è un'astrazione. Specialmente il tuo.
Ipotesi B- Thomas Mann: Il tempo non esiste, qui. Nel mondo reale c'è e corre impazzito. Quando scenderai dalla montagna te ne accorgerai eccome!
Ipotesi C- Venerabile Yoda: Tuo tempo qui fermo. Tue rughe correre però qui (Yoda è stronzo, non credete a quell'aria da vecchietto buono)

domenica 16 novembre 2008

Poesia.

Questa lingua terrificante ogni tanto offre alcune perle: l'ideogramma per "annoiato" è un cuore dentro una porta; quello per "sopportare" è un coltello sospeso sul cuore.

venerdì 14 novembre 2008

Il comunismo è vecchio o vintage?

Ehm, mi vergogno un po' a scriverlo, ma dopo 18 anni a Milano per la prima volta sono stata a una sfilata. Qui a Pechino. Ovvero Donatella (se chiedete donatellachi? cambiate post), ha fatto una megadonazione benefica per la ricostruzione di una scuola vicino Chengdu, devastata dal terremoto la primavera scorsa. Segue viaggio per constatare lo stato dei lavori, e già che era qui, vuoi non fare due pr approfittando del ritorno mediatico? Quindi sfilata vera, e la vostra casalinga si ritrova nell'ennesimo momento panicoso da oddìochemmemetto. Questi sono i momenti in cui un'amica ci vorrebbe proprio. Qui dispongo solo dei preziosi consigli di una fashion consultant che indossa tutù di tulle rosa anche sui Lederhosen, e di una piccola punk il cui idolo fashion è Capitan Uncino (che poi magari da grande diventa Galliano, hai visto mai...)
Insomma, in qualche modo mi vesto e mi ritrovo in pieno cliché, in una location glam, bersagliata da stuoli di fotografi e circondata da pr isterici. Metodo Belushi anche qui, è l'unica. Ho un prestigiosissimo posto praticamente front row. Davanti a me, solo una meravigliosa coppia (e ce credo, scoprirò dopo che lei è Zhang Yi). Con vero orrore noto che ovviamente chi non è in nero è in fuchsia/viola e il mio bel capetto è semplicemente oh, so last season. C'è una percentuale imbarazzante di donne meravigliose che hanno almeno quindici anni e quindici chili meno di me. C'è la solita fauna di fashion editor, qui in salsa asiatica. C'è naturalmente molto botox e molti zigomi, il che un po' mi consola (qui però la tetta rifatta non va per niente, bizzarro). Il vippame local è di un cafone imbarazzante, e comincio a fantasticare di prossime Tamarriadi con podio conteso fra Russia, Cina e Bahrein. Gran finale con Donatella che caracolla su tacchi giganti, backstage del viaggio lampo a Chengdu dove bambini festanti e commoventi il giusto, ringraziano nostra signora della medusa che sorride ieratica come la Salomé di Lartigue.
Ah, dimenticavo l'asta benefica a supporto della sfilata: viene battuto un orribile orologio biancooro incrostato di diamanti, roba da far vergognare i Sopranos; un weekend a milano ospiti da Donatella per vedere dal vivo il backstage delle sfilate e robe così. Smetto di respirare per cinque minuti, ferma ferma, per il terrore che il banditore urli: "...and, three! Twenty thousand$ from the fat lady with the old dress!" 
Il dopo sfilata è una cena di gala nella città proibita. Entriamo in uno dei magici palazzi imperiali, dalla cui terrazza si dòmina il mare di tetti degli altri antichi edifici silenziosi. Sulla parete rosso scuro è proiettata l'effigie gigante della maison, e davvero pensare a queste mura che tanti imperatori e tanta storia hanno visto passare, e ora si vedono noleggiate e svilite così, ecco, fa un po' tristezza. Non posso neanche dire che Mao si rivolterebbe nella tomba, dal momento che il suo salmone imbalsamato giace a 400mt in linea d'aria. Insomma, qui il comunismo è proprio morto, ma tutt'altro che sepolto.




mercoledì 12 novembre 2008

Crisi d'identità.

Qui gli inviti si spediscono, via posta o via mail, anche per una semplice cena. E sono piuttosto formali, esattamente quelli che leggevo in facsimile in fondo a Donna Letizia e ai vari galatei che collezionavo pensando che buffissimi, guarda te se nella vita reale la gente scrive così.
Bene, qui nella vita irreale, la gente non solo scrive così ma va ben oltre. Esempio:
Il primo tesoriere della seconda legazione della terza ambasciata e la signora Everardo Mazzanti hanno l'onore d'invitare....
Tradotto: Io, io io io e poi mia moglie che conta solo in quanto mia e moglie, mica avrà diritto non dico a un titolo ma nemmeno al suo nome, non sia mai che possa solo per un attimo distogliere l'attenzione dalla mia persona. 
Grrrrrr! Scusate lo sbocco di femminismo, ora torno a studiare "Social manners in Washintong" così imparo a lobotomizzarmi con grazia e decoro. 

martedì 11 novembre 2008

Lavori in corso.

Avviso ai naviganti, niente post per un po': domenica, festa di compleanno a tema pirati. Non la mia, scemi. Io sono solo l'idiota che ha lanciato l'idea, per le belve of course, e che sta passando serate a disegnare inviti, mappe, teschi ecc. 
Bree è entusiasta, da dieci giorni sta cercando palloncini neri coi teschi. A Pechino, voi capite. Non sa cosa la aspetta. I compagni di scuola della belva, nonché prossimi invitati, sono un cocktail linguistico-etnico che al confronto le vecchie foto di Toscani sono only wasp. Prima che parta il coretto su vide o' munno quant'è bello, vi rendo noto che oggi a scuola abbiamo portato la torta e cantato gli auguri alla bestiaccia. In inglese, certo. Poi in cinese e vabbé, siamo in Cina. Poi in malese. Poi in russo. Poi in japanese. Poi in vietnamita. Poi in hindi. Poi in qwertyxzk. Cominciavo a guardare l'orologio di nascosto, mentre l'ennesimo cucciolo si alzava e cantava il "suo" buon compleanno. Alla fine ho guardato speranzosa il piccolo Aidan, che con un nome così e quei capelli rosso carota non poteva che venire dritto dritto da Dublino. Isole Figi, sul serio. 
Naturalmente nessuno dei pargoli parla veramente inglese. Sarà un massacro. Forse potrei lasciargli direttamente la casa e chiedere asilo politico in ambasciata.

lunedì 10 novembre 2008

Do kids eat communists?


Ingresso di una meravigliosa libreria per bambini: "Popular kids republic bookstore". Ogni tanto c'è una piccola oasi di bellezza, se la cerchi benebenebene. 

venerdì 7 novembre 2008

Doping.

Ho capito perché a lezione sembro la scema del villaggio. Ho scoperto che alcune compagne di corso fanno anche lezioni private. Due ore al giorno tutti i giorni. Bastarde maledette.

Kong fu chicken.


Per sentirmi alla pari almeno in qualcosa con le mie compagne di corso di cinese, partecipo anche alla lezione extra di cucina. 
E poi che casalinga di Pechino sarei, altrimenti? Quindi, vai di gong bao ji ding (pollo kong pao) e xiang gu dòu fu (Funghi secchi e tofu in padella). La prima agghiacciante scoperta 
è che il nostro chef proviene dall'unico ristorante di Pechino dove ho mangiato male (un'anatra 
alla pechinese che si è riproposta più volte durante la notte e che mi ha fatto guadagnare almeno due kg in una sola cena). La seconda è che, come temevo, le ricette sono del tipo che fa impazzire Bree, quelle genere "Ingredienti: carote, porri..." fermi! Carote quante? Due carote, tre, grandi, piccole... sapete, Bree misura 
il diametro delle tortiere, sul serio. Qui comunque la superiorità della vostra eroina si fa evidente, perché appare chiaro che la texana non ha mai cucinato oltre l'hamburger e le altre non sanno neanche bene cosa sia il corn starch, dilettanti. 
Alla fine della lezione i miei vestiti sono radioattivi ed emano un alone, purtroppo né di luce interiore, né per la mia pelle alabastrina, ma proprio un alone d'unto. In queste condizioni mi tocca andare a riprendere le bestie a casa dell'elegantissima moglie dell'attaché.
Mi sa che mi sono giocata le prossime cene. Posso sempre farmi un polletto kong pao, alla peggio.

mercoledì 5 novembre 2008

Preghiere esaudite.

"Si versano più lacrime in cielo per le preghiere esaudite che per quelle non accolte." 
(grande massima zen di S.Teresa, meditarci su parecchio, specie in vista di stelle cadenti e compleanni vari). Tutto questo per dire che:
a)  Sono sbarcati i 36 scatoloni e gulp, sono un po' tantini. 
D'altronde una che ne sa che a Pechino il bollitore per l'acqua è inutile perché si ritroverà il boccione da ufficio in casa? (Bree, smettila, non lo sapevo che non c'era il forno).
b) Il corso di cinese sta diventando puro situazionismo. Non so più cosa sto dicendo e in che lingua. Il tono n°4 è così gutturale che mi fa venire conati di vomito ogni volta che provo a emettere un suono. In compenso quando pronuncio i primi tre vomitano gli altri, come il tassista che oggi mi ha fatto un culo così su come avrei dovuto dire "Janwai Soho". O mi metto lì e studio ogni giorno, o è inutile.
c) La mia ayi (donna di servizio, tata), tutta contenta mi chiede se sto aspettando il terzo figlio. Quindi la bilancia aveva ragione, mi tocca pure andare in palestra (e insegnare un po' di etichetta all'ayi, che diamine).
Insomma, mi sa che avrò parecchio da fare, next days. La vendetta dello yoga.

domenica 2 novembre 2008

Faccio cose, vedo gente.

x:  No, comunque io ho una giornata molto piena guarda, faccio tante cose.
Io (speranzosa): tipo?
x:  beh, per esempio domani ho yoga.
Io: ah...
x:  e poi sai, organizzare cene.
Io: ??
x:  insomma, quelli del catering li devi seguire.
Io: ah beh, certo.

Basta fancazzismi. Da domani sarò anch'io una donna impegnatissima. Comincerò col mettermi l'ombretto. Su tutti e due gli occhi. Tié.

giovedì 30 ottobre 2008

Incontri.

Vorrei potervi dire con nonchalance che ho incrociato Roman Polanski su un divanetto del Suzie Wong. Purtroppo lui c'era veramente ma io no, visto che la sera crollo alle 10 e mi sto perdendo tutta la mondanità locale. Per adesso ho al mio attivo solo Edoardo Bennato e Nanni Balestrini, che inspiegabilmente passavano di qua. 

martedì 28 ottobre 2008

Moralismi

Un mese. Un mese che son qui senza niente e non mi sono comprata nemmeno un capetto, due scarpette, una sciarpina.... Dev'essere la sindrome del "non lavoro-non guadagno-non spendo". Maledizione. Vado ad accendere ceri sotto il poster di Anna-Nicole Smith, magari aiuta. 

Ideodrammi.

E' la mia prima lezione e già sono l'ultima della classe. Il fatto è che per le altre è la seconda, quindi mi sembrano tutte infinitamente più brave e spedite di me. Per giunta la lezione è sui soldi, cioé numeri e soldi, un argomento che non è il mio forte neanche in italiano. Le altre poi hanno un inglese velocissimo e perfetto. Beh, in effetti una è inglese, una texana, la terza è di Bombay e la quarta è svixera (tedesca eh, non sia mai che conosca qualcuno che parli italiano, qui). Una cosa per ora ho capito di questa lingua: è puro delirio. E questa è la versione semplificata in pinyin, per neanderthaliani. I cro-magnon vanno all'università, che vuol dire quattro ore di lezione al giorno (proibito interrompere, far domande e sono previste bacchettate per i disattenti, sul serio), più 30 ideogrammi al giorno da memorizzare e scrivere, il che vuol dire altre quattro-cinque orette di compiti a casa tutti i giorni. Il mio invece è un corso per mollaccioni: tre volte a settimana, non leggo e scrivo se non gli ideogrammi base e devo imparare solo una ventina di parole alla volta. Sconforto totale. Ma perché faccio 'ste cose, invece di fare maratone di shopping come gli esseri umani normali? 

Masochismi.

Domani prima lezione di cinese. Brrr

Più bianco non si può.

Post per femmine, vi avverto prima. 
La parola magica per creme e prodotti di bellezza non è "idratante" e neanche "nutriente" o "levigante". E' "whitening". Intere linee di prodotti locali ma anche tutte quelle occidentali, da l'Oréal a Dior, hanno dentro il mitico agente sbiancante. E naturalmente anche latte, tonico, maschere ecc. Probabilmente le lampade abbronzanti le tengono nei club sadomaso. Quanto a me sparirò, claro.

sabato 25 ottobre 2008

Cronache di Narnia - seconda parte

Venerdì 25
-S si sveglia all'alba per fare jogging. All'alba e 07 collassa a terra per l'inquinamento.
-Incontro informale con il ministro degli esteri cinese, estremamente seccato per il premio Sakharov andato al dissidente perseguitato Hu Jia. S solidarizza dicendo che il più seccato è lui, che meritava il premio da anni visto che è perseguitato da stampa e magistratura comunista. L'interprete traduce con "l'occidente non dovrebbe giudicare la politica interna di un paese così complesso"
-Pranzo ufficiale. S si lamenta se non si può fare qualcosa per togliere l'onnipresente sapore di aglio. L'interprete traduce con "posso avere molta ma molta più salsa piccante su questo piatto?"
-Il vertice è al termine. Per stemperare la serietà dell'atmosfera, S comincia a raccontare la barzelletta del cinese che sta riducendo sul lastrico un italiano, un francese e uno spagnolo. Non riesce a terminare perché l'interprete confessa di avere ucciso Meredith, qualunque cosa pur di levarsi da questo qui, la pazienza ha un limite. Trambusto. L'interprete viene prontamente trasferito nelle miniere di sale di Golconda.
-Saluti finali. S riparte per il Kazakistan, pardon l'Italia.

venerdì 24 ottobre 2008

Cronache di Narnia - prima parte

Sono gli Eventi Eccezionali a fare gli eroi. La casalinga di Pechino poteva tirarsi indietro di fronte alla Storia? Certamente no. Sfidando censure e difficoltà di ogni tipo, ecco quindi il resoconto non autorizzato della visita di SilvioB (da qui in poi S) in città per il vertice asem. 

Giovedì 24 
-S sbarca dall'aereo, scende la scaletta e osserva che sembra di stare in Cina. Quando Romiti gli fa osservare che infatti è proprio quella, S fa dietrofront e cerca di riguadagnare i gradini due a due. Quando Tremonti gli aveva detto che il summit era dai comunisti, aveva capito Russia. Ormai è troppo tardi e pare brutto. L'interprete traduce "okkazz" con "sono molto contento di essere qui"
-S odia da sempre la Cina perché cucinano con l'aglio tutto il tempo, le donne non arrivano alla terza neanche col push-up e tutti preferiscono Baggio a Sheva. Ah, e poi son comunisti, certo.
-Scambio di doni augurali: S ha portato una cravatta di Marinella, e quando in cambio riceve un prezioso aquilone, tenta di annodarselo al collo.
-S viene portato a vedere il Mausoleo. Di fronte alla mummia imbalsamata del Grande Timoniere, S osserva che lui si tiene su molto meglio e comunque la sua cappella funebre ad Arcore l'ha fatta Cascella, mica laqualunque. L'interprete traduce con "una visione emozionante"
-S si entusiasma per l'enorme spazio vuoto di Tian an men e progetta già di comprarlo e farci Milano 12, con città proibita zona vip. L'interprete gli spiega che è un bene nazionale collettivo e inalienabile. S dice che non capisce il cinese, sorry. 
-Alla cena di benvenuto, S chiede se poi si va in vita da qualche parte tipo al Gilda. Tutti lo guardano interdetti e gli tocca spiegare che lui è un amante del canto, delle danze, della compagnia e delle belle donne. 
 -S viene quindi portato all'Opera di Pechino, dove resta inchiodato per le cinque ore successive.

Lo stretto indispensabile.

Ehm, non so come dire a Bree che la casa è senza forno. Lei non s'è accorta di nulla perché siamo ancora senza scatoloni e quindi ancora senza teglie da, guantoni da, stampi per biscotti, stampi per soufflé, mattarello, taglia pasta, carta da, pietra in terracotta per cuocere la pizza in, tortiere da (con e senza cerniera). Quella pazza ha spedito pure la griglia raffredda-torta. Appena lo scopre mi ammazza, sicuro.  

giovedì 23 ottobre 2008

Grazie Andy?

Recensendo un'interessante mostra a New York "Arte e Cina rivoluzionaria", Richard Bernstein sul NY Times si interroga sulla oddity di un paese visceralmente anticomunista che ora sborsa bei dollaroni per accaparrarsi bellissimi poster di propaganda maoista. Chiedendosi come mai nessuno si faccia il minimo problema, cosa che succederebbe probabilmente collezionando immagini della meglio gioventù ariana o ritratti di baffone Stalin, Bernstein conclude che l'immagine visiva di Mao, a partire dalla celebre serie di Andy Warhol del '72, si è ormai trasformata in un'icona, completamente scollata dal ruolo politico e storico del personaggio. La definisce panda-izzazione della Cina, cioè la traduzione visiva di una dittatura per tanti versi brutale e terribile in immagine colorata e pop, proprio come il panda, che in realtà è  piuttosto feroce e non proprio quel peluche con gli occhioni neri che sembra. Collezionate ma non dimenticate, ammonisce.
Questo comunque dimostra che quando ci si mette, l'arte può cambiare il mondo. Oh, yea. 

Visitors

Scusate, non vi pare che io e Bree, qui non si abbia già abbastanza problemi? Pure il caro leader dovevate mandarci?

mercoledì 22 ottobre 2008

Nostalgia canaglia

Commozione. Trovo in un supermarket della polenta Valsugana precotta pronta in cinque minuti e mi metto quasi a piangere. In Italia l'avrei sdegnata (naturalmente io e Bree abbiamo il paiolo in rame e soffriamo sudando come bestie per almeno 45 minuti, mica siam lì a divertirci).  Qui ne compro tre confezioni, non mi importa se è al plutonio.

martedì 21 ottobre 2008

Vista Escher

Il nuovo grattacielo della tv di stato, uno dei più avveniristici e controversi di Pechino, progettato dallo studio archistar di Rem Koolhaas. Terminato a tempo di record, potrei vederlo dalla finestra se nel frattempo non mi avessero costruito un altro grattacielo davanti, grr. 
Non potremmo farci prestare le maestranze per un mesetto e completare tutte quelle cosine rimaste in sospeso tipo la Salerno-Reggio Calabria,  varianti di valico, ecc?

...The voice!

...Ops, a proposito di suoni, ho scoperto che con la pronuncia inglese che usa qui, il mio nuovo nome più  che Prince richiama Sinatra. Niente contro il vecchio Frank, comunque.

domenica 19 ottobre 2008

The blogger formerly known as

Dagli anni '80 i cinesi che hanno rapporti di qualche tipo con l'Occidente, non so se per praticità o perché stufi di sentirsi storpiare il loro,  hanno cominciato ad aggiungere un nome occidentale a quello originario. Tipo  Weiwei/Serena o Yang/Jason.
Il fatto è che si aspettano lo stesso da noi, giustamente. Mi tocca quindi scegliere un nome cinese, che naturalmente non si può scegliere a caso, deve essere il più possibile foneticamene simile al mio. E quindi.... Ma Wei, dove Ma vuol dire cavallo e Wei per fortuna non vuol dir niente, ma suona bene (Mi vedevo già alle presentazioni: "piacere, Cavallo Pazzo" "molto lieta, "Ronzino zoppo").
Adesso devo solo imparare a scriverlo. Ce la posso fare. Solo due ideogrammi. Il mattino ha l'oro in bocca il mattino ha l'oro in bocca il mattino ha l'oro in bocca...

giovedì 16 ottobre 2008

Du coté de Sanlitun

Ebbene sì, il mio momento proust de noartri è finalmente giunto: serata all'ambasciata per l'arrivo di Maramotti (Max Mara), che inaugura qui una sua mostra. Naturalmente capetti e accessori sono ancora dispersi e la mamma al telefono, alle mie lamentele, ribatte con un "non preoccuparti, tesoro, brillerai per la tua intelligenza" che farebbe venire un travaso di bile a qualunque ragazza privata dei suoi vestiti da tre settimane (e, mamma, ti ricordo che in quanto tale una frase tipo "non preoccuparti tesoro, prendi la carta di credito di chi ti ha ficcato in questo increscioso pasticcio e svenalo" sarebbe stata certamente più adatta).
Comunque sono troppo curiosa per darmi malata. Investo quindi una cifra vergognosa per andare da "Eric de Paris" a farmi i capelli (ho sentito che tutte vanno là), spacchetto le perle, mi ripeto come un mantra quanto sono fortunata ad avere un solo vestito da mettermi invece dei soliti tragicomici sta-meglio-questo-o-quello davanti allo specchio e via. 
Ah, naturalmente il mio unico paio di collant si è appena sfilato su tutte e due le gambe, ovvio.
L'ambasciata è a Sanlitun, il secondo quartiere diplomatico, un edificio in stile coloniale anni '50, qualunque cosa voglia dire. All' arrivo mi prende il panico: ho le scarpe sbagliate; sono tutte più eleganti di me, a parte alcune carampane in taffetà e velluti cangianti che statisticamente infestano questi ritrovi; non conosco un cane; se anche lo conoscessi, farei sicuramente delle orrende gaffes che causerebbero la terza guerra mondiale. Bree, l'entità demoniaca che mi possiede, sta già dicendo che lei sarebbe rimasta a casa piuttosto che fare un début così disastroso. Finché la vecchia punk che è in me non torna alla luce e lì, sulla porta, capisco che una cosa sola può salvarmi: il metodo Belushi, ovvero la scuola del 'Fanculo-rock'n roll, sostenuta da tutto l'alcool che può capitarmi a tiro. 
E funziona! La serata passa indolore, svuoto bicchieri, conosco un po' di gente. Alcuni sono anche simpatici. Ricevo un monte di biglietti da visita, qui usa molto. L'Ambasciatore mi dice benvenuta e fa persino cin-cin con il mio bicchiere, mostrando signorilmente di non dare peso ad alcuni miei post. Un attaché mi attacca un bottone sugli stili architettonici delle ambasciate italiane nel mondo, una gallerista mi parla di una performer coreana. E soprattutto incontro tante persone innamorate di questo paese straordinario, nel bene e nel male. Il che è comunque un bell'auspicio per cominciare a viverci, ammetterete.



martedì 14 ottobre 2008

Ultime notizie!

Ogni giorno alle 17 arrivano i giornali: South China Morning Post, di Hong Kong; l'International Herald Tribune e il Wall Street Journal. Se c'è qualche articolo particolarmente sgradito ops, saltano, cosa che a onor del vero finora non è mai successa. Il China Daily invece arriva ovviamente di mattina, visto che è il giornale di Stato. L'Italia da qui sembra, anche giornalisticamente parlando, molto lontana. In 15 gg due articoli: uno sui casi "inspiegabili" di morbo di Gering fra i calciatori italiani (sospetto solo perché si parlava di una partita benefica della fiorentina a cui è intervenuto anche Baggio, che qui è considerato più di Pelè o Maradona). Un altro oggi, molto serio e circostanziato: "Series of attacks on immigrants stocking fears of a 'racism emergency' in Italy"  - http://www.iht.com/articles/2008/10/13/europe/13italy.php
Imbarazzo Totale. 
 

lunedì 13 ottobre 2008

Tricotrip

I parrucchieri qui sono veramente avanti. Per lavarti i capelli ti fanno sdraiare su una specie di lettino, così non ti fa male il collo. Se vuoi, ti massaggiano la testa per 20'. Ogni acconciatore (lo so, si dice stylist, ma io sono una retrò), ha uno schiavo che gli tiene la spazzola. Si chiamano fra di loro con l'auricolare. Alcuni hanno anche la vip room, giusto nel caso Madonna capitasse in città, I suppose (a me non l'hanno offerta, ovvio).

sabato 11 ottobre 2008

X-Files

Un'ora di taxi per giungere qui, compilare un modulo in cui si dichiara di non avere aids, tbc, tossicodipendenze varie, e vabbé. Poi esame del sangue, raggi x, elettrocardiogramma, visita oculistica, visita medica generale. Tutto questo come preliminare per ottenere la residenza a Pechino. Impronte? I leghisti vengano qui a imparare come si fa, sul serio. 
Quanto a me, è stato molto istruttivo, nel suo orrore. Stringere in mano il mio passaporto- lasciapassare, in una lunga fila di laowai, stranieri. Sorridere a medici indifferenti e impassibili nell'istintivo, goffo tentativo di ingraziarmeli. Precipitare all'indietro (ma poi tanto?) nella Storia. Sentirmi per tre ore rom, curda, ebrea, palestinese, immigrata estranea, inferiore, altra, alien appunto. All'uscita il cartello non mi fa più ridere.

A buon ambasciator...


Probabilmente per intercessione del Nunzio Apostolico, dall'ambasciata sono arrivati ben tre inviti di fila, più seratona di gala con ballo (no, a ripensarci non credo che il Vaticano sponsorizzi lascivi trenini di gente che canta BrigitteBardò-Bardò). Dev'essere stata la mia vibrante e pacata protesta di due post fa. 
Adesso basta che la Fata Madrina mi crei un capetto dei suoi da qualche cavolo cinese, o che in alternativa arrivino i miei scatoloni. Stai calma Bree, c'è un sacco di tempo. Bidibibodibibù.

giovedì 9 ottobre 2008

I giardinetti sottocasa


Questo luogo surreale è "The Place", il centro commerciale dietro casa che vanta lo schermo led più grande del mondo. All'interno, ristoranti, parrucchieri, "Miss Sixty", "Fornarina" e tanti altri bei negozietti da sedicenne.

mercoledì 8 ottobre 2008

Mondanità

E' arrivata una busta: 
L'Ambasciatore d'Italia e Signora, Il Presidente della Fondazione Roma, Prof. Avv. Xy e l'Amministratore Delegato di China Italy Museum League, Mr Yz, hanno il piacere di invitare il Sig. ...a un pranzo buffet il giovedì 9 ottobre alle 19.
No, un momento. Manca l'... e Signora, che sarei poi io. Sarebbe a dire che non sono prevista? Che l'Ambasciatore fa una seratina per soli uomini, pokerino e birrette? Cerco di ricordare se la mia collezione di galatei (sì, e allora? C'è gente che colleziona trofei di alci e si candida pure alla vicepresidenza), prevede questa incresciosa situazione. Ideona:
Egregio Ambasciatore, Ella non sa forse che 
-il Sig. da Lei invitato ha una moglie, sposata pure in chiesa (nel caso fosse presente il Nunzio Pontificio)
-la suddetta ha caricato 37 cartoni dall'Italia (peraltro mai giunti a destinazione) di cui parecchi stipati di capetti, proprio pensando a situazioni come quella da cui Ella mi ha testé escluso.
-la suddetta ha altresì spedito scarpe scomode, stole assurde e trousses da sera, per risultare impeccabile nelle situazioni di cui sopra.
-Se la cosa si ripete, Ella è davvero un xxxx xxx xxxx xxxxx x xxxxxx
distinti saluti ecc.

PS. E poi tanto non ho ancora la babysitter. 

Muuuh!

Il latte fresco di mucca è raro, ancora di più dopo lo scandalo del latte in polvere. Quindi mi sento una vera furba buttando l'occhio in ogni supermercato che incontro e acquistandone uno o due confezioni. Il mio QI è precipitato stasera, quando ho scoperto che tutte e cinque erano scadute, alcune da diversi giorni. Il principio base per il consumatore qui, sembra essere un bel "cazzi tuoi". Se penso al trattamento da cerebroleso che ti riservano negli States per paura di cause miliardarie ("caution:wet floor" e simili), siamo proprio agli antipodi. 

lunedì 6 ottobre 2008

Cattiva maestra

Ma per il palinsesto di Raisat qualcuno ha mai chiamato Amnesty? E' agghiacciante, sul serio. 

SOS Omino giallo

Anche volendo non potrei muovere un dito. La mia gigantesca lavatrice è completamente automatica, butti dentro il bucato e lei calcola il programma da impostare: un prodigio della tecnica che riesce contemporaneamente a rovinare la roba senza intaccare minimamente lo sporco. Così esce tutto bello sfibrato e con i pallini, e le vecchie macchie tranquille al loro posto. Sembro la parte sinistra di uno split screen di spot da detersivi, quello con la casalinga scema che si dispera sul suo bucato finché quella stronza perfettina sulla parte destra non le dà una mano col detersivo giusto. Ehm, c'è nessuno lì a fianco?
 -E, sì, Bree, naturalmente che le pretratto, le macchie. 
Dev'essere quello stupido detersivo organic (sia chiaro che non l'ho comprato per il rispetto dell'ambiente, ma solo perché era l'unico ad avere una maledetta scritta in inglese). Prossima volta intendo inquinare l'intero Fiume giallo con un detersivo vero. Appena capisco qual è, give me time.

domenica 5 ottobre 2008

La moda è una cosa seria

http://www.iht.com/articles/2008/10/03/style/rgypsy.php
http://www.iht.com/articles/2008/10/02/style/rstella.php
Si può parlare di impronte ai bambini rom nell'alta moda e criticare l'uso che le grandi griffes fanno dei loro talenti creativi?
Siderale distanza fra le pagine moda dell'International Herald Tribune, acute, critiche, colte, e le nostre vaghe elucubrazioni dalle cartelle stampa delle sfilate, e guai a dire qualcosa di men che lusinghiero. Pare che da noi non si possa scrivere seriamente di moda perché se no gli stilisti non danno più le pagine pubblicitarie alla testata, mi spiegano. E perché continuano a darle all'HT, allora? Il controllo è più forte perché le griffe sono italiane e giocano in casa, come il Vaticano?

Sex and the city 2

Sex and the city 1

sabato 4 ottobre 2008

Bestie e altri animali

Nella patria del panda gigante si può forse evitare di vederlo live? Certo che sì, basta non avere figli. Eccomi quindi allo zoo, in fila per un biglietto che prevede un extra per chi vuole vedere gli adorabili orsetti juventini.
Che si rivelano tre enormi e scazzatissimi pachidermi protetti da un vetro e bersagliati da flash impazziti. Sembra che tutta Pechino sia qui allo zoo: intere famiglie fanno picnic sui prati, passeggiano mangiando snack che manderebbero all'altro mondo persino me (la cosa più sana sembra un bisunto spiedino di polipo fritto) e, ovviamente, guardano gli animali. Almeno finché non si voltano e vedono al mio fianco le due "yang wawa" (bamboline forestiere): a quel punto non c'è rinoceronte o canguro che tenga, l'animale esotico viene prontamente dimenticato e scattano i flash sulle due poverette. Valuto l'idea di far pagare un biglietto extra extra ai fotografi, poi soprassiedo e utilizzo la situazione per ricattare le bestie, che alla minaccia "svelte o vi lascio in mezzo ai fotografi" mi seguono ubbidienti per tutto il dì. Fantastico.

giovedì 2 ottobre 2008

I-keee-ah!





Nel patetico tentativo di trasformare lo squallore totale della nuova magione in raffinata semplicità zen, decido una spedizione all'Ikea. Per fortuna il capannone blu è praticamente dietro casa, quindi con soli 30' di taxi ce la caviamo. 
All'ingresso scopro che nel chiaro intento di evitare rivalse del Bago, hanno oscurato i vetri della gloriosa'500 che poi han rifatto rossa, ça va sans dire.

L'Ikea è come tutte le ikee del mondo, ma doppiata: ogni cosa è in inglese+ideogrammi, praticamente il sogno dell'expat, una vera pacchia. Salendo le scale mobili, elaboro una veloce teoria panlinguistica secondo la quale basta pronunciare con molta enfasi le sillabe svedesi dei mobili per avere una perfetta pronuncia cinese di qualcos'altro (cosa lo vedrò poi, non è che si può imparare il cinese così in un giorno). Provate anche voi: Ek toorp, Viii kaa, fantastico!

Le altre sensibili differenze sono che qui, probabilmente grazie al costo zero, il negozio rigurgita di personale. E' pazzesco, a Corsico non trovi un cane neanche se fai un voto a PadrePio e qui quattro solo al reparto lampade? Comincio a pensare che abbia ragione Tremonti.

L'altra cosa stranissima è che all'interno dei vari ambienti la gente ci vive. O almeno, questa è l'impressione, dato che incrocio diversi soggetti che dormono stravaccati sui divani, davanti a tv finte, con panini e cocacole appoggiate sui tavolini. No, ma intere famiglie! Oltrepasso addirittura un ragazzino che dorme con la testa su un tavolino, dove stava facendo i compiti!

Il reparto self-service è un delirio. Non solo perché non si capisce se lo sgabello Benjamin è al khjwrp 7 xzwe 12 o viceversa (come avrete arguito, sciopero dei doppiatori, qui sotto). Ma anche per la presenza insistente di signore che chiedono soldi o offrono servizio taxi abusivo per trasportare le cose. 

In qualche modo se ne esce, e poiché il servizio trasporti si rifiuta di consegnare alcunché prima di due gg., usufruiamo del pratico ed efficiente furgoncino privato di cui sopra, che ci scarrozza a casa senza rompere neanche un bicchiere. E ora, vai di brugola!

martedì 30 settembre 2008

No global

Primi tentativi di shopping e no, non da Marc Jacobs, maligne. Se no il blog non lo sottotitolavo la casalinga di Pechino. Dunque, umili generi di prima necessità: sale, pasta, detersivi, ecc. Peccato che siano indistinguibili l'uno dagli altri. Non c'è una maledetta scritta che non sia in ideogrammi. Ci metto mezz'ora per capire che cos'è ogni singolo pacchetto che prendo in mano. Questo è un detersivo, ma per vetri, pavimenti, piatti, lanaedelicati? Ma un disegnino, un loghetto, un graffito, una manina che stringe un piatto, uno spazzolone, un qualcosa che identifichi il tutto, no?La Bree che ha preso possesso di me in questi ultimi giorni sta per avere un attacco di nervi: e se poi uso la soda SUL MARMO?
(Se ora parte il coretto: ma vaffa...va' a laurà! avete ragione. Tuttavia per Bree questo è lavoro, sia chiaro). Poi pensate ai cibi: tutto quel latte in polvere adulterato, così insidiosamente nascosto ovunque... Mi ritrovo a pregare il dio delle multinazionali perché mi faccia incrociare solo Nivea, Nestlé, Heinz, Procter e compagnia sul mio cammino. E poiché egli c'è, ma ci odia, trovo tutti i loghi del mondo, ma criptati e con i colori cambiati, dunque scopro troppo tardi di non aver acquistato Nescafé normale ma un orrido moccaccino zuccherato (e pieno di latte in polvere, ovvio). 

lunedì 29 settembre 2008

Dilemmi

Ma se il primo dentino cade in Cina, il topino lascia euro o yuan?

Wisteria Lane 2


Ora, uno passa la vita a sbeffeggiare Olgiata e Milano 2 con tutti i suoi abitanti, e poi si ritrova qui, in questo nonluogo che potrebbe essere tranquillamente Chicago o Dubai. Cosìmimmparo.

Wisteria Lane

Dieci torri recintate e protette da guardie private con giardinetti in mezzo, un health center con tennis e piscina, cinque parrucchieri glamourelli, due nail art center, un organic food shop, un gourmet corner, due caffetterie chic, un fioraio chic, un negozio per alcolizzati chic "The wine cellar" e uno per alcolizzati e basta "Alchool shop market". Ah, dimenticavo, quattro ladies spa&beauty. Ma un negozio normale, no?

sabato 27 settembre 2008

Numerologia

Quella che d'ora in poi chiamerò casa è una torre di 38 piani con altre due a cerchio, nel cuore del Central business district. L'appartamento è teoricamente al 23° piano, in pratica non lo so perché sono stati eliminati il piano 4, 14 ,24 ecc. (pare che il 4 sia il numero dell'inferno, il che spiegherebbe perché mi sia sempre stato simpatico). Però manca anche il 13, in omaggio alle superstizioni occidentali, e appena comincio i miei calcoli l'ascensore è già al piano (e poi ho il jetlag, siate buoni). Il tutto è a metà fra il quesito della Susy e il settimo piano e mezzo di "essere John Malkovich", e accentua la già stranissima sensazione di non essere qui.



venerdì 26 settembre 2008

vips

Finalmente all'aeroporto. Durante l'attesa al baretto autogrill incrociamo Lele Mora e una squinzia bionda con stivali bianchi da cowboy e strass dovunque al tavolo vicino a noi. Lele Mora guarda le bestie con aria intenerita, probabilmente sta valutando il potenziale velinico delle due di qui a dieci anni. La gente è impazzita, vengono tutti a fotografare e farsi fotografare con i due. Le bestie non capiscono, e a dire il vero neanch'io.  Ma attenzione! Come se non bastasse ecco che si materializza alla cassa Roberto Benigni, causando movimenti tellurici di passeggeri che non sanno più chi immortalare. Poi dicono che Linate è morto, cos'altro volete, Madonna?

martedì 23 settembre 2008

esorcismi

E' ufficiale: sono posseduta da Bree Van de Kamp che mi appare in sogno tutte le notti con un bicchiere da martini in mano ed è tutta un sorriso"finalmente sei una di noi".
-oh, no, faccio io, conciliante, è solo una pausa, io NON sono esattamente una casalinga.
-Oh, sì, sorride lei implacabile, e poi guardati, guarda quello che porti.
In effetti sto riempiendo ordinatamente tutti gli scatoloni del trasloco con l'universo mondo, terrorizzata dall'imprevisto, come se andassi a Kabul, come se il 90% di quello che stivo non fosse made in china, come se le multinazionali non fossero ovunque. E' un patetico, molto vandekampiano tentativo di tenere il mondo sotto controllo. I miei propositi di semplice e austera essenzialità zen sono durati mezzo secondo, circa. Calma, penso, combatti.
- Alludi ai dvd di heimat? - con il mio miglior tono da tesseranteo.
- Alludo al tuo delizioso libretto "Perfect parties for children" e al tuo shaker a forma di missile anni '50, tesoro - cinguetta.
ko tecnico, direi. Qualcuno mi esorcizzi. Dov'è Carrie Bradshaw?

domenica 14 settembre 2008

Liste

Mai provato quel giochino dei 100 film, o libri da salvare? Si comincia buttandone giù due tre e pensando che non se ne hanno abbastanza. Cinque minuti dopo ci si trova in piena scelta di Sophie litigando con tutti i partecipanti e si è già a 101, non si sa come. Ecco, adesso lo devo fare davvero. Per tutto. Con molto meno di 100 pezzi. Con le scarpe poi, maledizione.

Preparativi

La frase che mi sento rivolgere più spesso in questi giorni è "come ti invidio". Ah, sì? Sono arrivati 55 scatoloni giganteschi da montare, riempire con tutto ciò che intendo trasferire e poi piazzare da qualche parte dove non ingombrino troppo. Basterebbe abitare nella reggia di Caserta, in effetti. Ogni volta che provo a strappare un pezzo di scotch da pacchi con i denti, mi si attorciglia orribilmente a un'estremità, mentre l'altra mi si attacca a qualche ciocca di capelli con effetto ceretta. Altre 15 scatole e divento calva. E questo è solo l'inizio. Invidia?