martedì 3 aprile 2012

Cronache di Narnia - Il ritorno.

Come già sanno gli affezionati (vedi "Cronache di Narnia - prima e seconda parte" ottobre 2008), quando l'Evento si fa storico la vostra casalinga è là, pronta a darne fedele resoconto. Ecco quindi il dietro le quinte della visita-lampo di Monty Python in Cina:

Venerdì 30 aprile:
-Il nostro capo del governo atterra a Pechino. Coerentemente con la politica di sobrietà e rigore da lui inaugurata, rifiuta l'auto blu che lo attendeva a bordo pista per fare l'autostop. Imbarazzo del seguito. Tocca svegliare Passera in Italia che gli mandi un sms assicurandogli che il costo della benza è a carico dei cinesi, altrimenti era ancora là al terminal 3.
-Arrivo in Ambasciata. Coerentemente con la politica di sobrietà e rigore eccetera, invece della tradizionale cena con i rappresentanti della comunità italiana locale verrà servito un segno di benvenuto come sugli Eurostar (salviettina umidificata, bustina di salatini o di biscotti a scelta, bicchiere d'acqua naturale, se si vuole con le bolle c'è un supplemento di 50 centesimi a carico dell'ospite).
-Incontro con la stampa. Monty chiede il rilascio del prigioniero italiano rapito dai maoisti senza condizioni. Imbarazzo del seguito, gli si spiega che quello è in India, di maoisti qui c'è rimasto solo l'imbalsamato.
-Primi scambi sulla politica economica. Monty scopre che qui i sindacati sono a destra dei datori di lavoro e picchiano gli operai se non sono abbastanza produttivi, che non esiste alcun sistema previdenziale statale e tanto meno sanitario. "E' ora che l'Occidente la smetta di demonizzare il comunismo e anzi, ne tragga ispirazione" dichiara pubblicamente. In privato alla sua addetta stampa: "Ma come, a me per molto meno danno del destrorso asservito alle banche, ennoneggiusto, però!"

martedì 27 marzo 2012

Quando potrò uccidermi, Maestro?

Quella di oggi, nella solita aula magna dell'Istituto di cultura, sembrava una lezione di tai qi come tante. Anzi, pure un po' meglio del solito, visto che una volta tanto ero riuscita ad arrivare in anticipo e mi sentivo agile, fluida e rilassata. Condizione interrottasi bruscamente all'arrivo di due carabinieri che si sono piazzati ai lati della porta d'ingresso.
Non so voi come state messi a calma zen, ma personalmente esibirmi di fronte a forze dell'ordine in divisa impeccabile mentre il mio abbigliamento sta fra il trasandato e il succinto e con i capelli... be', lasciamo stare i capelli, insomma, la faccenda mi mette rapidamente in crisi totale.
Cerco di capire se è un diabolico trucchetto del mio maestro per destabilizzarmi e vedere se so ripetere tutta la sequenza di 84 mosse in condizioni di stress ma no, non può essere. Non credo nemmeno alla libera uscita delle truppe che avranno pur bisogno di svago, porelli, e dunque perché non farsi due risate alla faccia nostra? Ma i due rimangono impassibili, quindi nemmeno. Comincio a pensare a ipotesi stile Pinocchio ("ehi! Ma non ho rubato nessuna moneta d'oro, brigadiere, lo giuro!"), quando Sua Eccellenza The Ambassador entra, seguito da un piccolo drappello di gente.
Finalmente l'illuminazione: stanno ispezionando ogni angolo in attesa dell'illustrissimo visitatore atteso nei prossimi giorni, ovvero Montyphython. E càspita, proprio durante l'esecuzione de la tigre che si accuccia e poi salta sulla preda, mossa plastica e suggestiva se eseguita dal maestro e alquanto ridicola in tutti gli altri casi!
Lo sguardo di Sua Eccellenza è un giusto mix di sorpresa e vago disgusto, io vorrei scavare sotto il parquet e seppellirmici. Maestro, non è che potrei eseguire la sparizione in volo della fenice? No eh? Magari un seppuku?

giovedì 23 febbraio 2012

Remembering Macao.


Nell'ottobre del '99, prima dell'handover, a Macao c'erano ancora dei portoghesi. Due di loro, dal viso oblungo, cupissimo e dignitoso da quadro di Velasquez, erano i concierge del mio modesto alberghetto. I loro modi formali e cerimoniosi reggevano probabilmente da soli le due stellette assegnate dalla Lonely Planet.
Ero così ingenua che ci misi un giorno ad accorgermi che la torma di ragazzette cinesi stazionanti nella hall non era di turiste (ci avrei messo anche di più se non avessi preteso un letto matrimoniale al posto dei twin bed. I due imbarazzatissimi Velasquez cercarono di svicolare in ogni modo, per poi cedere e portarmi al secondo piano. Dove l'agognato due piazze troneggiava in stanze senza armadi né finestre: le tendine a fiori si aprivano su un muro di mattoni che nessuno dei clienti, avendo di meglio da fare in quell'oretta, avrebbe mai scoperto).
L'intera città sembrava abbandonata a se stessa da almeno un decennio, occupata casualmente da cinesi di passaggio senza intenzioni durature. Davanti al vecchio Casino Lisboa, l'unico di Macao e dell'intera Cina, stazionavano russe dall'aria scazzata che fumavano in attesa di clienti in cerca di biondi esotismi. A Coloane mangiai piatti sino-portoghesi buoni come mai più ne ho trovati.
La splendida, orgogliosa e modernissima Hong Kong, a soli 40' di traghetto, sembrava più lontana della luna.

mercoledì 22 febbraio 2012

Macao - 2


Oggi il vecchio Casino Lisboa fa quasi tenerezza, surclassato com'è dalle decine di modernissimi mostri sorti come funghi sulle isolette di fronte.

 
I cinesi hanno liberalizzato il mercato delle sale da gioco, togliendo il monopolio a Stanley Ho; il risultato è che da un pezzo Macao ha superato Las Vegas come capitale mondiale del gioco d'azzardo. Ecco il Galaxy:


Il Gran Lisboa:


E soprattutto il Venetia, un'intera città completa di canali e campielli ricostruita in interni, un gigantesco set cinematografico, un non-luogo talmente assurdo che finisce per avere un suo perverso perché, probabilmente come quella voglia di abbrutimento che ci spinge ogni tanto ad andare da Mc Donald's (per la cronaca Bree preferisce Burger King, dice che la carne cotta alla griglia è meglio di quella sulla piastra):





martedì 14 febbraio 2012

Macao - 1

Chi subisce il fascino dell'assurdo, prima o poi dovrebbe  fare una capatina a Macao. L'intera città, prima e ultima colonia europea in Cina, fu fondata dai portoghesi nel 16° secolo e da loro amministrata fino al 20 dicembre 1999, data in cui passò definitivamente sotto il controllo cinese, sia pure a statuto speciale.

Il senso di totale surrealtà nasce da svariati motivi, in primis dal sembrare tutt'ora una sonnacchiosa cittadina di confine fra Portogallo e Spagna, chessò, Tavira:




Peccato che gli abitanti siano ormai solo cinesi. Il fatto che nessuno di loro sappia leggere i nomi delle strade sembra un dettaglio del tutto trascurabile. Provate a chiedere a un tassista di portarvi a Rua do Nascimiento o verso Avenida Libertade, si volterà indignato chiedendovi: "Shen ma?" (trad. "Eh? Machestaiaddì?").
Per fortuna c'è qualche pratica insegna bilingue sino-português (naturalmente qui l'inglese non esiste, al solito):


I cortili e i balconi delle case sembrano gabbie per uccelli; ogni tanto fra le sbarre potrete trovare qualche santino: "Mao che converte i portoghesi al sol dell'avvenire"?



lunedì 6 febbraio 2012

Think pink.

Sopravvissuta anche quest'anno: dopo quindici giorni ininterrotti di contraerea, ieri sera gran finale di botti e fuochi d'artificio per la Festa delle Lanterne, l'ultimo giorno festivo del Capodanno cinese. Siamo dunque finalmente nell'anno del Drago, il segno più misterioso e potente dello zodiaco, nonché l'unico animale mitologico in uno zoo astrale solitamente più terra terra comprendente ratti, cavalli, scimmie, serpenti, conigli e buoi. Speriamo porti bene, intanto è già molto non essere andati a fuoco, come successe due anni fa al super albergo di lusso di fronte a casa. E' vero che stavolta erano preparati:


Tradizionalmente la Festa delle Lanterne segna la fine dell'inverno e l'inizio della primavera. Il fatto che la temperatura oscilli fra i -15° e i +5° non sembra turbare minimamente i locali, che invece di rinominarla Festa del Freezer o Drago congelato, ripiegando su più acconci abeti natalizi, insistono con questi ameni peschi di plastica:


Notare le hongbao (buste di carta rossa tradizionalmente contenenti regali in denaro), appese: il cinese, si sa, è pragmatico, quindi anche la decorazione deve avere una sua utilità propiziatoria secondo il radicato principio zen del: 'e che stiamo mica qui a pettinare bambole'.
Aspettando che l'hongbao faccia effetto per tutti noi, incrocio le dita e spero intanto in una pronta rimozione degli orridi archi di trionfo in pesco rosa, think small.



giovedì 12 gennaio 2012

Via col vento.

Nel giro di dieci ore siamo passati da un livello di inquinamento record 500 (più di 150 voli annullati, avvisi di restarsene chiusi in casa, ecc) a 40.  Praticamente dall'interno di Fukushima alle alpi svizzere in un fiat, e senza nemmeno varare la zona C. Pisapia sta crepando d'invidia, I suppose.