lunedì 9 marzo 2009

Il verme della letteratura (io).

Basta con le pattine e i panni per l'argento: dal 6 al 20 marzo la libreria Bookworm ospita un prestigioso International Literary Festival e decido di andarci. Un programma fitto e interessante che comprende autori inglesi, cinesi, australiani... italiani neanche l'ombra, ça va sans dire
Comincio con Ian Buruma, pezzo da novanta su diritti umani e giornalismo politico, nonché fine scrittore ("fine scrittore" lo aggiungo tanto per darmi un tono, visto che ho letto solo i suoi articoli, e neanche un libro). Sentendomi molto intellettuale, entro in una saletta affollata e mi siedo sfogliando il programma. Ah, naturalmente Bree voleva venire a sentire tale improbabile Fuchsia Dunlop sulla cucina cinese e soprattutto "Why Manners Matter, the Etiquette of Diplomacy", ma l'ho guardata talmente dall'alto in basso che non ha più osato dir niente. Altro che cucina, qui siamo in mezzo all'intellighenzia vera!
Nell'attesa, vengo messa a parte del fatto che effettivamente ceneremo con Buruma e un po' di scrittori vari mercoledì sera. Cosa? Panico: non posso andare a cena con una banda di geni della letteratura e non aver letto una riga dei rispettivi capolavori. Farò la fine di Bridget Jones con Salman Rushdie; sembrerò un film di Woody Allen, agh! Mi alzo e comincio ad arraffare i libri di tutti gli scrittori del festival leggendo e tentando di memorizzare le quarte di copertina. Intorno cominciano a guardarmi strano. Mollo il colpo rendendomi conto che solo i libri di Buruma sono cinque, neanche se mi chiudessi in casa notte e giorno arriverei a finirli per mercoledì sera. Ma perché non vendono qualcosa tipo "Cultured in 15 minutes" - "The Complete Pocket Guide to Dating Writers" - "How to Survive to a Literary Dinner" - "Show 'em You've Read 'em", ecc.?
Intanto la presentazione comincia. Buruma è... beh, è intelligente. Cerco di seguire quello che dice, una piacevole e dotta disquisizione sul suo ultimo libro, ma sono paralizzata dal terrore. Arrivo al punto di pensare seriamente di farmi biondoplatino, mettere un push-up e cinguettare di oroscopi "Mi faccia indovinare il suo ascendente, Ian... posso chiamarla Ian?". Ah, se almeno a cena ci fosse Fuchsia Dunlop, potremmo parlare di cucina, io e lei!


8 commenti:

Belphagor ha detto...

Alcune delle migliori e più piacevoli discussioni letterarie della mia vita le ho avute su libri che non ho letto (per non parlare delle esegesi di Truffaut senza averne visto un solo film!). Basta mostrarsi convinti delle proprie idee e mai, mai, scendere nei particolari!

dede leoncedis ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
dede leoncedis ha detto...

Come parlare di un libro senza averlo mai letto

dede leoncedis ha detto...

sono io l'autore che ha eliminato il commento ma non avevo scritto insulti, avevo solo sbagliato il link. porca paletta non ti lasciano scappare neanche una virgola

Esmé ha detto...

Potreste andare a parlare in cucina, vorrai dire.

KillingTime ha detto...

Mav, sei divertentissima. Scrivi di piu', please :)

Mav ha detto...

@Belphagor & Dede: grazie delle dritte, il problema è disquisire sul nulla in inglese, sob!
@O.d.C: mia Fuchsia Dunlop, senza di te la conversazione in cucina non avrebbe senso, lo sai.
@KillingTime: stai scherzando, con tutti i libri di Buruma & co. da leggere...

Federica ha detto...

Mav sei fantastica! Davvero mi risollevi nei miei pomeriggi di fatica bruta appresso alla tesi..
cmq potresti farti fare un corso rapido dalla mia collega che non ha paura a spararle grosse su qualsiasi argomento abbia vagamente a che vedere col nostro lavoro