giovedì 29 gennaio 2009

La vita è sogno (o i sogni aiutano a vivere?)

Mentre fuori infuria la contraerea (è una settimana che sparano razzi e fuochi d'artificio ininterrottamente), finisco un romanzo meraviglioso, "Il sogno della camera rossa" (grazie, Ubu). Trattasi di mattonazzo di oltre 1.000 pagine, scritto intorno al 1760, che descrive minuziosamente la vita quotidiana di una grande famiglia nobiliare, nelle corti di Jung-kuo e di Ning-kuo. Incredibile mix di Recherche, Buddenbrook, Edith Warthon, Tolstoi, Calderòn de la Barca e naturalmente Beautiful, "Il sogno della camera rossa" ha un andamento narrativo tortuoso e modernissimo, contrapponendo gli estenuati ed estenuanti riti quotidiani (lavarsi, scambiarsi visite, sedersi a mangiare, sorvegliare la servitù, organizzare feste e cerimonie) di una società prigioniera di se stessa, al grande vuoto tao-buddista, sola vera illuminazione contemplativa a fronte delle risibili pene umane. Confuso e infelice fra questi due estremi, il giovane Pao-yu è rebel without a cause secoli prima di Jimmy Dean e, naturalmente del giovane Holden. Grandezza e decadenza, ammore, intrighi, scenatacce e suicidi a volontà, il tutto descritto con tale delicata raffinatezza che al confronto Proust sembra un Hell's Angel californiano.
Nota per eventuali aspiranti lettori: è doveroso avvisare che il libro ha tre grossi difetti, due non suoi. 
- Non è cucito ma incollato. Su un tomo di questo spessore vuol dire che una pagina su tre vi rimane in mano. Da denuncia penale.
- Numerosi capitoli, in particolare gli ultimi quaranta, "per esigenze di brevità" sono semplicemente riassunti. Il traduttore era stanco? L'Editore pensa forse che abbiamo fretta? Se mi annoio le pagine vorrei saltarle io, grazie.
- Ora non è per voler fare del marketing di fronte all'Arte, ma differenziare un po' di più i nomi dei personaggi non avrebbe fatto un soldo di danno. Voglio dire, si chiamano tutti Chia Chen, Chia Cheng, Chia Ch'in, Chia Chu, Pao-ch'ai, Pao-ch'in, e così via per 450 personaggi. Poi non dite che non ve l'avevo detto. 

7 commenti:

Anonimo ha detto...

In effetti i nomi sono duretti da reggere e comunque, complimeti! Non sono in tanti che arrivano in fondo al "sogno della camera rossa"!

Lo so che non è in tema... ma come vanno le lezioni di cucina cinese?

Mav ha detto...

sta zitta... la mia ayi cucina così bene che non mi ci sono più messa!

Unknown ha detto...

Sei proprio fortunata! Goditela fino in fondo!!!!!!!!!!!!!!
La cucina nepalese è un disastro, così anche nei day off mi tocca cucinare....

ubu ha detto...

Sapevo che ti sarebbe piaciuto. E' davvero un viaggio indimenticabile dentro una mentalità completamente diversa (e ahimé praticamente perduta.)
Prossime letture? Ciao!

Esmé ha detto...

Evviva. La camicia bianca è salva, e anche le perle.

Mav ha detto...

@ubu: Cambio completo ma altro mattonazzo: Chabon, "Le fantastiche avventure di Kavalier & Clay"
@esmé: mica tanto, riesco a fare danni epici con le bacchette!

Esmé ha detto...

Accidenti, non ci avevo pensato.

Appoggio Chabon "Le fantastiche avventure di Kavalier&Clay" con tutte le mie forze! Gran libro. Sono anni che non me ne capita uno altrettanto scintillante di creatività.