giovedì 16 ottobre 2008

Du coté de Sanlitun

Ebbene sì, il mio momento proust de noartri è finalmente giunto: serata all'ambasciata per l'arrivo di Maramotti (Max Mara), che inaugura qui una sua mostra. Naturalmente capetti e accessori sono ancora dispersi e la mamma al telefono, alle mie lamentele, ribatte con un "non preoccuparti, tesoro, brillerai per la tua intelligenza" che farebbe venire un travaso di bile a qualunque ragazza privata dei suoi vestiti da tre settimane (e, mamma, ti ricordo che in quanto tale una frase tipo "non preoccuparti tesoro, prendi la carta di credito di chi ti ha ficcato in questo increscioso pasticcio e svenalo" sarebbe stata certamente più adatta).
Comunque sono troppo curiosa per darmi malata. Investo quindi una cifra vergognosa per andare da "Eric de Paris" a farmi i capelli (ho sentito che tutte vanno là), spacchetto le perle, mi ripeto come un mantra quanto sono fortunata ad avere un solo vestito da mettermi invece dei soliti tragicomici sta-meglio-questo-o-quello davanti allo specchio e via. 
Ah, naturalmente il mio unico paio di collant si è appena sfilato su tutte e due le gambe, ovvio.
L'ambasciata è a Sanlitun, il secondo quartiere diplomatico, un edificio in stile coloniale anni '50, qualunque cosa voglia dire. All' arrivo mi prende il panico: ho le scarpe sbagliate; sono tutte più eleganti di me, a parte alcune carampane in taffetà e velluti cangianti che statisticamente infestano questi ritrovi; non conosco un cane; se anche lo conoscessi, farei sicuramente delle orrende gaffes che causerebbero la terza guerra mondiale. Bree, l'entità demoniaca che mi possiede, sta già dicendo che lei sarebbe rimasta a casa piuttosto che fare un début così disastroso. Finché la vecchia punk che è in me non torna alla luce e lì, sulla porta, capisco che una cosa sola può salvarmi: il metodo Belushi, ovvero la scuola del 'Fanculo-rock'n roll, sostenuta da tutto l'alcool che può capitarmi a tiro. 
E funziona! La serata passa indolore, svuoto bicchieri, conosco un po' di gente. Alcuni sono anche simpatici. Ricevo un monte di biglietti da visita, qui usa molto. L'Ambasciatore mi dice benvenuta e fa persino cin-cin con il mio bicchiere, mostrando signorilmente di non dare peso ad alcuni miei post. Un attaché mi attacca un bottone sugli stili architettonici delle ambasciate italiane nel mondo, una gallerista mi parla di una performer coreana. E soprattutto incontro tante persone innamorate di questo paese straordinario, nel bene e nel male. Il che è comunque un bell'auspicio per cominciare a viverci, ammetterete.



5 commenti:

cicabum ha detto...

te li sei portati
i biglietti da visita?

s.

Mav ha detto...

sono nei famosi scatoloni, qui me li stanno stampando in cinese

ubu ha detto...

mav, volevo parlarti ma non so più qual è la tua email, mi scrivi?
Ciao ciao,
umberto.bartolini@gmail.com

The City ha detto...

Ho appena lasciato il link al tuo blog qui: http://pastaenepal.blogspot.com/
lei ha seguito il marito in Nepal. Il mio fidanzato lavora a Ostia... non credo possa allontanarsi di più purtroppo:-)))

Mav ha detto...

mai dire mai, Stefania. Ho appena conosciuto un romano che è qui da quattordici anni (romanista, però)